Cronaca / Como città
Mercoledì 10 Gennaio 2024
Botte alla moglie per 17 anni: ora l’uomo finisce a processo
Tribunale L’accusa è quella di averla sottoposta ad aggressioni fisiche e psicologiche anche davanti ai figli
La vicenda esplose in pieno Covid, nel mese di marzo del 2020, con un ruolo forse giocato anche dalla convivenza forzata che aveva spinto la moglie a raccontare quanto avveniva tra le mura di casa. Ieri, in Tribunale a Como, si è aperto un ennesimo fascicolo con le ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia che vede come presunta parte offesa una moglie vessata dal marito di origine turca. L’imputato è un uomo di 44 anni, mentre la vittima – che presentò una denuncia querela – è la moglie di 39 anni. Secondo quanto riferito dalla donna le vessazioni in famiglia sarebbero proseguite per un lungo lasso di tempo, iniziando addirittura nel 2003 per arrivare appunto, come detto, al marzo del 2020. Nel corso delle indagini, la procura di Como ha ascoltato anche – in audizione protetta – i due figli piccoli della coppia. La pubblica accusa contesta infatti, in un fascicolo portato avanti dal pubblico ministero Massimo Astori, i maltrattamenti in famiglia aggravati dall’essere stati commessi in presenza appunto dei figli minori. Ieri si è tenuta la prima udienza e il processo è stato poi rinviato al mese di novembre per iniziare a sentire i primi testimoni.
Secondo il capo di accusa, la donna avrebbe subito per ben 17 anni «aggressioni fisiche e psicologiche» davanti ai figli piccoli, che all’epoca dei primi episodi di maltrattamento in famiglia avrebbero avuto poco più di tre anni. Botte portate con calci e pugni, anche in testa, che tuttavia la moglie mai avrebbe trovato la forza non solo di denunciare alle forze dell’ordine, ma nemmeno ai medici degli ospedali e del pronto soccorso. Il tutto – avrebbe riferito agli inquirenti – per paura di eventuali ritorsioni da parte del marito.
Un silenzio proseguito almeno fino alla data del marzo 2020, in pieno Covid, quando il fascicolo venne aperto in procura con una comunicazione di reato inviata dai carabinieri poi affiancata dalla denuncia querela della vittima e dall’audizione protetta dei due bambini della coppia.
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