«Bruciare e amare»: il vescovo Cantoni
celebra il Sacro Cuore

La cerimonia Questa sera monsignor Cantoni al santuario dell’Opera don Guanella: «La nostra vocazione è seguire Gesù»

«“Chi non brucia non incendia”. Chi non è infiammato d’amore personale e sempre rinnovato per il Signore, non è in grado di annunciare e testimoniare efficacemente l’amore ricevuto».

Con una sorta di appello a un cristianesimo di maggiore partecipazione, di maggiore intensità, che scelga anche, ogni giorno, di rinnovare l’alleanza con il Signore, il vescovo Oscar Cantoni ha celebrato questa sera, 7 giugno, la solennità del Sacro cuore al santuario dell’Opera don Guanella.

Dopo avere ricordato le celebrazioni in corso a Paray le Monial per il 350esimo anniversario della prima apparizione del Sacro Cuore a una monaca della Visitazione, il vescovo è tornato sull’annuncio un prossimo documento di papa Francesco sul culto del Sacro Cuore «per meditare sugli aspetti dell’amore del Signore che possono illuminare il cammino del rinnovamento spirituale della Chiesa e della intera umanità, ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore, incapace di tenerezza e di compassione».

«La vocazione di ciascuno di noi a seguire Gesù non è altro che una risposta personale a Colui che per primo ci ha amati, ha preso l’iniziativa di chiamarci alla sua sequela, al di là dei nostri meriti. È sempre opportuno che ciascuno richiami a sé stesso la domanda inattesa di Gesù a Pietro, dopo il suo tradimento: “Mi ami tu?” in questo modo ci sentiremo richiamati al nostro primitivo amore. La festività di oggi ci obbliga a domandarci sulla qualità della nostra risposta all’ amore preveniente, essendo l’amore una realtà dinamica, che si sviluppa continuamente. Richiede infatti, da parte nostra, una precisa volontà che rinnova l’alleanza con il Signore. Può anche però capitare di retrocedere - ha detto il cardinale Cantoni -, cioè di ridurre il rapporto interpersonale a una semplice routine, che dà per scontato questa nostra speciale relazione, prima ancora e al di là di ogni nostro impegno per Lui, dentro la comunità cristiana».

«Come cristiani abbiamo il compito di “annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo”, ce lo ha ricordato san Paolo nella seconda lettura, ossia la possibilità di entrare sempre più profondamente in relazione personale con il Signore Gesù, il quale, mediante il suo Spirito, ci permette una progressiva intimità con Lui. Si tratta per ciascuno di un mai compiuto cammino di avanzamento, frutto del Signore che si rivela a chi lo cerca con tutto il cuore, una conoscenza amorosa che cambia anche la nostra relazione con gli altri, amati teneramente come figli o fratelli e sorelle, tutti accolti e mai giudicati».

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