Cronaca / Como città
Lunedì 08 Marzo 2021
Burqa vietato nei luoghi pubblici
In Svizzera dopo il sì al referendum
A favore il 51,2% dei votanti e ben 20 Cantoni su 26. In Ticino favorevole il 60% - Esultano i partiti di destra: «Non c’è posto per l’Islam politico». Critica Amnesty International
Con un doppio “sì” - quello degli elettori che si è attestato al 51,2% e quello di 20 Cantoni su 26 - e con la spada di Damocle di un possibile ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, la Svizzera ieri ha approvato la dibattuta iniziativa anti-burqa, che in dote porterà l’introduzione nella Costituzione federale del divieto di dissimulare il volto nei luoghi pubblici.
Un’iniziativa che il Canton Ticino aveva già votato in piena autonomia nel 2013, con annesso corollario di polemiche e su cui ieri sempre il Ticino ha voluto dare un segnale chiaro,
approvando il quesito con un rotondo 60,5%.
Non così i Grigioni, dove il “sì” si è fermato al 49,6%. Grigioni che soprattutto in campo turistico hanno rapporti stretti con i Paesi (a cominciare dal Golfo Persico) dove il burqa è in uso. I sondaggi della vigilia attestavano la vittoria del “sì” attorno al 60%, poi però la presa di posizione forte del Governo federale - che ha invitato a respingere il quesito - ha rimescolato le carte.
Immediate le reazioni a questo voto a suo modo storico. Da segnalare che ai seggi ieri si è andati con il volto coperto o meglio protetto almeno per quanto concerne naso e bocca dalla mascherina, obbligatoria anche in Svizzera. «Hanno vinto la libertà e la lungimiranza», ha commentato attraverso i social il consigliere nazionale dell’Udc, Piero Marchesi (era stato proprio l’Udc a dar corso alla raccolta firme per ottenere poi alla consultazione popolare).
«Oggi il popolo ha deciso che in Svizzera dobbiamo guardarci in faccia a viso scoperto - ha aggiunto Marchesi -la donna non può essere costretta a coprirsi il capo. Non c’è posto per l’Islam politico. Per l’Udc, unico partito a schierarsi a sostegno di questa iniziativa, si tratta di una grande vittoria».
Per la Lega dei Ticinesi « è una grande vittoria che mettere in chiaro la difesa dei valori occidentali nel nostro Paese». Di ben altro avviso i Verdi, che in una nota a firma del gruppo Giovani si sono detti «indignati per il responso delle urne. Si tratta di un attacco fondamentale ai diritti fondamentali e alla protezione delle minoranze. Se necessario arriveremo fino alla Corte europea di Strasburgo».
Da registrare, nel tardo pomeriggio, anche la nota di Amnesty International, che ha fatto notare come il voto di ieri vada nella direzione di «violare la libertà di espressione e religione», alimentando «inutilmente divisioni e paure». Va ricordato che insieme alla Svizzera altri cinque Stati europei hanno vietato l’uso di burqa e niqab e, nell’ordine, si tratta di Francia, Belgio, Austria, Bulgaria e Danimarca.
Il voto di ieri è tutto politico. Ora bisognerà capire quali ripercussioni la modifica costituzionale avrà nei vari Cantoni, soprattutto quelli in cui l’economia si fonda anche sui rapporti con i Paesi dove sono in uso burqa e niqab. Basta andare indietro nel tempo per capire come il voto ticinese del 2013 dopo l’iniziale esposizione mediatica e qualche sanzione da 100 franchi contestata non aveva portato grossi stravolgimenti.
HotellerieSuisse Ticino aveva fatto notare che «dopo i timori iniziali, non si sono registrate cancellazioni. Anzi la clientela dai Paesi arabi è in aumento».
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