Ca’ d’Industria, in arrivo i mini alloggi

Il progetto A breve la posa della prima pietra per la realizzazione del nuovo complesso in via Bignanico. Costerà 3 milioni finanziati in parte con il Pnrr, l’obiettivo è ospitare entro il 2025 anziani non autosufficienti

A fine settembre verrà posata la prima pietra dei nuovi minialloggi della Ca’ d’industria in via Bignanico: cresce in città l’offerta per la cura della terza età.

Grazie a tre milioni di euro di finanziamento, di cui 950mila tramite Pnrr, la Ca’ d’Industria entro il 2025 intende aprire nove appartamenti da due posti letto ciascuno, da destinare ad anziani non autosufficienti. Sorgeranno dove ora ci sono dei vecchi cascinali a lato, dell’ingresso de Le Camelie, dei ruderi mai ristrutturati. La Ca’ d’Industria, approvato il progetto e ottenuta l’autorizzazione paesaggistica e della Soprintendenza, ha già depositato in Comune la richiesta di permesso di costruire. L’appalto è appena stato affidato, ora l’inizio dei lavori.

La sfida

«La Fondazione ha accettato la sfida prevista dal Pnrr – si legge nei documenti della Ca’ d’Industria - che prevede di integrare l’offerta dei servizi per gli anziani non autosufficienti con nuovi modelli di presa in carico che prevedono di mantenere al loro domicilio o in un domicilio protetto anche persone con alti livelli di compromissione fisica o con moderato deterioramento cognitivo in presenza di caregiver».

«Intendiamo organizzare la posa simbolica della prima pietra entro settembre – dice Gianmarco Beccalli, presidente della Ca’ d’Industria – i mini alloggi di via Bignanico sono un progetto importante e innovativo a cui teniamo molto, un fiore all’occhiello che pochi altri hanno tentato di realizzare».

Capofila di questa iniziativa è l’Azienda sociale comasca e lariana, che ha partecipato al Piano nazionale di ripresa e resilienza per realizzare anche altri progetti sociali di assistenza, per esempio per potenziare sul territorio le cure domiciliari e le dimissioni protette dopo il ricovero. Del resto uno degli obiettivi dichiarati dalla Regione è spostare progressivamente i servizi per fragili e grandi anziani all’interno delle loro case, non più dentro ai reparti ospedalieri.

Quanto a Villa Celesia, la residenza in cima a via Bignanico chiusa ormai da tre anni per ragioni economiche, la Ca’ d’Industria ne immagina una ristrutturazione, ma non prima di aver letto le linee guida per la costruzione delle nuove Rsa in fase di elaborazione in Lombardia. Senza precise direttive sarebbe c’è il rischio di finanziare lavori poi magari non attinenti.

Strutture sature

Comunque in città e nel Comasco a fronte di un deciso invecchiamento della popolazione negli ultimi anni non sono aumentati i letti a disposizione delle Rsa. La saturazione delle strutture ormai è ovunque al completo, la liste d’attesa sono tornate ai tempi pre-pandemia. Anche il tasso di occupazione alla Ca’ d’Industria è vicino al 99%, più precisamente al 99,07% per i posti accreditati, ovvero quelli che godono del contributo del servizio sanitario e non sono del tutto a pagamento.

Servono dunque nuove forme di assistenza, possibilmente - dicono gli enti gestori no profit - a prezzi accessibili perché le rette a carico delle famiglie negli ultimi quattro anni a Como sono aumentate in media del 10%. Oltre al progetto di via Bignanico della Ca’ d’Industria nel capoluogo è da tempo in fase di progettazione e costruzione una nuova Rsa in via Sirtori, nell’ex seminario gestita, dalla multinazionale Korian. Anche qui sono attesi minialloggi per persone non completamente autosufficienti accanto ad una residenza per anziani più tradizionale.

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