Cronaca / Como città
Domenica 10 Novembre 2024
Caffè, il costo raddoppia in base alla clientela. L’economista: «Aumenti non giustificati, è discriminazione del prezzo»
L’indagine in centro Aumento da 1,50 o 2 a 5 euro (con consumazione al tavolo) in un solo km. Brenna (Caffè Milani): «Qui pensano di essere a Venezia». Tedesco (Bar Monti): «Proporzionale ai costi di gestione»
Un sorso in via Milano, un espresso in via Cesare Cantù, un decaffeinato in piazza Volta e una sosta con vista lago in piazza Cavour. Azioni simili ma a prezzi diversi. Nell’arco di poco più che un chilometro, il costo del caffè comasco cambia drasticamente.
Il percorso in centro
L’indagine condotta per le vie del centro ha mostrato una distribuzione dei prezzi del caffè a macchia di leopardo. Ovvero, la crescita del costo di un espresso nel centro storico non solo aumenta mano a mano che ci si avvicina al lago e alle zone più popolari, ma si distribuisce poi all’interno della città murata in maniera a volte imprevedibile e legata soprattutto al tipo di clientela di riferimento: i turisti da un lato, i residenti dall’altro.
Si parte da via Milano, dove un espresso al banco al Caffè Milani costa 1,20 euro: «Passeremo a 1,30 euro dal 1 dicembre e al tavolo applichiamo un aumento del 20% - spiega Carlo Brenna, proprietario del bar - In città però il prezzo aumenta tantissimo, per me seguendo una politica sbagliata. Perché se è vero che il prezzo del caffè italiano al bar è tra i più bassi al mondo, non penso sia giusto sparare ai turisti cifre così alte solo perché sono disposti a pagarli o perché si fermano nei punti più frequentati della città. Qui qualcuno pensa di essere a Venezia, in piazza San Marco».
Procedendo fino al lago, superata Porta Torre si percorre via Cesare Cantù, dove un caffè (consumato al banco) si paga 1,30 o 1,20 euro, mentre addentrandosi nelle vie del centro il prezzo aumenta di dieci centesimi in dieci centesimi, passo dopo passo. «Da noi costa 1,30 euro - racconta Quintino De Benedetto, proprietario del Qui Bar di via Lambertenghi, una zona centrale ma comunque più defilata rispetto a quelle note ai turisti - Abbiamo soprattutto clienti comaschi, anche perché esistiamo dal 1957. Ma i turisti qui capitano comunque, magari quando escono un po’ dal tracciato. D’estate però può diventare controproducente avere questi prezzi perché, se i turisti si siedono anche per un’ora e prendono solo un caffè, il margine di guadagno scende molto».
Continuando la passeggiata, per un caffè in via Bernardino Luini si spende 1,50 euro, tra negozi e via vai di visitatori, 2 euro in piazza San Fedele, dove molti si siedono al tavolo, per poi arrivare al prezzo più alto, pari a 2,50 euro al banco (5 euro al tavolo) in piazza Cavour, e poi scendere nuovamente a 1,20 o 1,50 euro in viale Geno.
«L’alternativa è fallire»
«Siamo la piazza principale - giustifica il proprietario del Bar Monti, William Tedesco - Abbiamo dei costi per l’affitto non paragonabile alle altre zone. Abbiamo scelto di lavorare con il turista e gli stranieri non si lamentano, diverso invece per i turisti italiani. Ma sono soprattutto i comaschi a indignarsi e questo dà fastidio: si sentono presi in giro, ma non si rendono conto di quanto costi la gestione qui. La prima cosa che ho fatto una volta entrato al Monti come socio è stata proprio quella di alzare il prezzo del caffè. L ’alternativa era fallire».
La parola all’esperto
Più del doppio del prezzo per un caffè in due locali a poche centinaia di metri di distanza: si può parlare di “discriminazione tra clienti” secondo Luciano Canova, economista, divuglatore scientifico e docente di economia comportamentale alla Scuola Enrico Mattei, nonché residente in città.
La discriminazione del prezzo è una dinamica economica
«È una dinamica economica nota e consiste nel fatto che un venditore è in grado di far pagare lo stesso bene con prezzi diversi a clienti diversi» spiega, portando come esempio un evento di immediata comprensione, ovvero l’uscita di un libro di una saga cult che in una prima fase di pubblicazione costa più che in una seconda fase, perché i lettori più appassionati sono più disponibili a spendere pur di averlo subito.
«Non nego che ci possano essere delle differenze tra i costi di gestione di un locale tra le varie aree del centro storico di Como - riconosce -, ma in questo caso la differenza di prezzo sull’utente finale cattura davvero la differenza nel prezzo iniziale oppure c’è un margine di guadagno?». Un altro concetto utile a spiegare il fenomeno è quello di “interazione strategica”: «Consiste nel prendere una decisione sulla base di quello che farà l’altra persona - chiarisce Canova -, Ho di fronte un cliente e so che, volendo, potrebbe benissimo uscire dalle mura o anche solo spostarsi di poche centinaia di metri per trovare un prezzo più basso ma so anche che è difficile che lo faccia e soprattutto mi interessa poco che possa farlo perché la categoria di cui stiamo parlando, il turista, difficilmente tornerà. È un’interazione singola, one shot».
Il fenomeno porta a ragionare sul tipo di business turistico che si vuole proporre
E i residenti? La riflessione di Canova si estende anche a loro: «Chi vive qui si rende conto che su costi così piccoli il margine di guadagno è alto e la sproporzione tra diverse aree è alta». Il tutto, poi, non può che avere una ricaduta sul modello di turismo che la città propone, non solo alle persone che arrivano per un soggiorno lungo sul Lario, ma anche per i visitatori, sia italiani che stranieri, interessati a stare in città solo per qualche ora, per una gita giornaliera.
«Mi chiedo se sia un modello di business intelligente - è infatti la considerazione di Canova - Se pensiamo ad altre città interessate dal turismo in Europa, Parigi per esempio o anche Milano, non si nota una differenza di prezzi così netta e discriminante tra zone centrali, perché c’è una forte pressione data dalla competizione».
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