Caloriferi, si accende dal 22 ottobre. Massimo 19° e controlli a campione

Il piano Tredici ore giornaliere di accensione al posto delle 14 concesse fino alla scorso anno. Sotto monitoraggio le reti di distribuzione cittadine per valutare eventuali picchi di consumo

Tutto sommato al capoluogo ed al territorio comasco è andata bene, perché al giro di vite sui riscaldamenti proposto dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani bisognerà adattarsi in riva al Lario con un’ora in meno di accensione dei termosifoni, con 13 ore giornaliere disponibili al posto delle 14 ore in vigore sino allo scorso anno, i base a due normative, una nazionale ed una (vale a dire una delibera di Palazzo Lombardia) regionale.

Le zone di riferimento

In realtà, il nostro territorio inserito nella quinta delle sei fasce decise dal ministero (la fascia di riferimento è la E) dovrà adattarsi non solo ai nuovi orari, ma anche alle nuove date in cui bisognerà accendere e spegnere i riscaldamenti. E qui potrebbe sorgere qualche problema soprattutto in caso di un mese d’ottobre segnato dai primi freddi. L’ultima delibera di Giunta regionale parlava di accensione «nel periodo tra il 15 ottobre 2021 ed il 14 aprile 2022» per le già citate 14 ore giornaliere, scese ora a 13.

Nelle sei zone pensate dal ministero (Como è comunque rimasta in “fascia E”) è prevista una stretta complessiva di 15 giorni per quanto concerne il periodo d’accensione, così suddivisi, 8 giorni per quanto concerne la data d’inizio e 7 giorni per la data di “fine esercizio”. Nella zona di riferimento per il nostro territorio, si potranno accendere dunque i riscaldamenti a partire dal 22 ottobre e sino al 7 aprile, con la speranza che l’inverno alle porte risulti mite come quello scorso, con due sole nevicate (l’8 dicembre e il 14 febbraio) e colonnina poche volte sotto lo zero.

Il piatto forte del provvedimento varato dal ministero della Transizione Ecologica sta anche nel fatto che i riscaldamenti dovranno essere abbassati di un grado, con il limite per le abitazioni fissato a 19 gradi (un grado in meno rispetto al limite fissato oggi dalla normativa nazionale), pur “a fronte di più o meno 2 gradi di tolleranza”, mentre per i luoghi di lavoro (a cominciare da attività industriali e artigianali) il limite è fissato a 17 gradi sempre «con più o meno 2 gradi di tolleranza».

Questione di privacy

E veniamo infine al tema sensibile dei controlli, perché nelle linee guida del ministero si è parlato «di monitoraggio delle reti di distribuzione cittadine». Ieri sull’argomento è intervenuto direttamente il ministro Cingolani che ai microfoni di “Radio 24” ha affermato pur con toni pacati che «è molto difficile entrare nelle caldaie o nelle docce dei cittadini», tenendo conto anche del fatto che «bisogna fare i conti con la privacy». Ciò significa che nelle case non ci saranno controlli (se non nei casi stabiliti dalla legge) e che il ministero della Transizione Ecologica si appella anzitutto al buonsenso dei cittadini. Poco percorribile, sempre secondo il ministro, anche l’ipotesi ventilata a livello europeo di «ridurre da remoto la potenza dei contatori elettronici», in caso di mancato rispetto della nuova normativa.

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