Canton Ticino
L’idea dello statuto speciale
contro i frontalieri

Nuova proposta della Lega dei Ticinesi per respingere i lavoratori italiani. «Sono troppi nel Cantone, si mettano i contingenti»

La Lega dei Ticinesi alza nuovamente il tiro e attraverso “Il Mattino della Domenica” - il domenicale del partito di via Monte Boglia - lancia una nuova proposta (l’ennesima) in chiave anti-frontalieri. «È evidente che la situazione non è più sostenibile, soprattutto in tempi di crisi occupazionale - scrive il deputato leghista (e direttore del Mattino della Domenica), Lorenzo Quadri -. Il Ticino nell’ambito della libera circolazione deve beneficiare di uno statuto speciale. Ciò significa: contingenti per i frontalieri e moratoria immediata sul rilascio dei nuovi permessi G (i più diffusi tra i frontalieri, ndr)».

Il Ticino a statuto speciale - sul tema della libera circolazione - è un vecchio cavallo di battaglia del partito che, con questa proposta, sembra essere tornato ai temi più cari ai leghisti ticinesi ed al fondatore della Lega dei Ticinesi, Giuliano “Nano” Bignasca, scomparso nel marzo 2013. In realtà la politica del “Prima i nostri!” alle urne ha ottenuto ben pochi riscontri negli ultimi anni tanto che la Lega ha perso deputati sia a Bellinzona che a Berna.

Eppure, titolando “Impennata dei frontalieri!” (70.325 quelli impiegati al 31 marzo scorso), la Lega ha deciso di smarcarsi dall’Udc, che delle iniziative e degli slogan anti-frontalieri sta facendo il proprio leitmotiv elettorale, anche qui senza troppi riscontri alle urne. A innescare, la proposta legata al Ticino a statuto speciale è stato il rapporto della Seco, la Segreteria di Stato dell’Economia, che ha evidenziato come in 25 anni il numero dei frontalieri occupati in Svizzera sia raddoppiato. «L’impennata c’è stata a partire dal 2004, quando è caduta la preferenza indigena e quindi la libera circolazione delle persone è entrata in vigore senza limiti - scrive Quadri -. Il rapporto della Seco contiene molti spunti interessanti, a cominciare dal fatto che i frontalieri costituiscono il 6,7% delle persone occupate, mentre in Ticino sono quasi un terzo (il 29%) dei lavoratori totali. Nel nostro Cantone, ormai i lavoratori svizzeri sono una minoranza».

In realtà, le cose non stanno proprio come le descrive il deputato della Lega dei Ticinesi, perché la crisi economica ha colpito anche i nostri lavoratori, tanto che a fine anno almeno 5 mila frontalieri (in base ai formulari legati alla disoccupazione compilati dal sindacato Ocst) avevano perso il posto di lavoro. Il rapporto della Segreteria di Stato dell’Economia ha detto anche che la libera circolazione ha permesso ad un settore strategico come quello della sanità di funzionare a pieno regime proprio grazie ai frontalieri. Per dirla con la Seco, «la crisi dettata dal Covid ha mostrato l’importanza della libera circolazione».

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