Caos Carducci, dimissioni e polemiche. Monizza: «Serviva dialogo, non scontro»

Braccio di ferro Membro del consiglio direttivo si dimette e critica i vertici dell’associazione. «Dobbiamo restituire le chiavi al Comune e poi sederci al tavolo e trovare un nuovo accordo»

Nuovo colpo di scena al Carducci di viale Cavallotti, al centro di un braccio di ferro tra i vertici dell’associazione e il Comune. Gerardo Monizza, editore storicamente vicino alla sinistra e membro del consiglio direttivo dal maggio 2023, ha rassegnato le dimissioni in polemica e lancia l’allarme sul futuro dell’associazione che «rischia di sparire se non si riprende il dialogo». Dialogo che passa però «dalla consegna delle chiavi dei lucchetti al civico 5 (destinato al Conservatorio, ndr) e del Museo Casartelli al Comune».

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Le motivazioni dell’addio

«Mi sono dimesso – racconta Monizza - poiché ho sempre ritenuto che il Tribunale dovesse essere l’ultima risorsa e che, prima di arrivarci, bisognava trovare un accordo. Il Tribunale non è il luogo del confronto, che deve avvenire prima». Poi entra nel merito, ricordando la causa della giunta Landriscina per le bollette arretrate: «Il giudice nella sentenza - dice - non ha messo in discussione né la cifra né la proprietà degli edifici, che sono del Comune, ma la procedura». Va al 2023 e spiega: «Si è arrivati a un indirizzo che sosteneva che il Carducci fosse proprietario del palazzo al civico 7 e di quello al 5. Ma questo, come è ovvio, non è facilmente sostenibile: ci sono centinaia di lettere e documenti che sostengono che all’associazione spetti l’uso di alcuni locali al piano terra del 5 e condiviso della sala Musa. Al 5 c’è anche il museo Casartelli, per il quale l’associazione faceva servizio di apertura e chiusura, concordato con gli uffici del Comune che, personalmente, non ho condiviso». E sono iniziate le contrapposizioni.

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«C’è stata, forse, anche una mia incapacità di esprimere fino in fondo un dissenso di metodo – prosegue - A febbraio viene mandata una diffida al Comune, imponendogli di non concedere al Conservatorio gli spazi al civico 5 come era stato deliberato dalla giunta. Fra l’altro il Conservatorio ha ottenuto un contributo di 700mila euro dal ministero, ha speso soldi per il progetto e per le assicurazioni». Monizza, nel suo racconto, va oltre: «Per poter accedere ai locali al 5 c’è un lucchetto cambiato più volte dal Carducci che impedisce l’ingresso al Comune e al Conservatorio. In quei giorni scrissi al consiglio e proposi di restituire le chiavi, di ritirare la diffida e sedersi a un tavolo. Si è arrivati a una serie di comunicazioni che culminano nello sfratto (il giudice si esprimerà il 6, ndr). Personalmente, anche nell’ultima riunione, ho insistito affinché si consegnino le chiavi e si dialoghi, ma non venendo ascoltato ho deciso di dimettermi. Nell’ultimo anno su undici membri del direttivo se ne sono andati in cinque, mai sostituiti. Lascio anche per ragioni morali in quanto l’assemblea del Carducci, che ha 250 soci, non è mai stata convocata. I soci non sanno nulla se non quello che leggono sulla stampa ed è grave».

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«Rischiamo di scomparire»

Monizza parla di «decine di mail con richieste di chiarimenti» inviate e conclude: «Con questa linea l’associazione rischia di sparire per sempre. Il Carducci sui locali è in torto. Servono nuovi accordi e, su questo, il Comune non era indisponibile, ma vanno ridate le chiavi. Senza il Comune l’associazione non va da nessuna parte».

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