Caporalato sul Lario, in 5 anni cento sfruttati

L’allarme I carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro protagonisti di sette operazioni dal 2019 ad oggi. Anche due vittime. Coinvolti i settori della sanità, alberghiero, della logistica, l’edilizia, del legno e della security

Dormivano in una baracca di cantiere. Lavorando in nero, di volta in volta palleggiata da questa o da quella impresa edile. Non parlavano italiano. E la prima notte d’autunno di freddo, hanno acceso un braciere per scaldarsi. Sono morti in due, per le esalazioni da monossido di carbonio. Due morti che, nell’ipotesi investigativa seguita a un’indagine aperta ormai quasi due anni fa, sarebbero da collegarsi direttamente alla piaga del caporalato.

Non sono solo i campi di pomodori di Latina, il palcoscenico per lo sfruttamento dei lavoratori. Anche la nostra provincia, negli ultimi anni, ha visto numerosi casi di caporalato o sospetto tale. Al punto che i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Como, gli uomini della Guardia di finanza e i detective della squadra mobile hanno calcolato, sulla base delle indagini compiute, qualcosa come un centinaio di lavoratori sfruttati, scoperti solo negli ultimi cinque anni.

Il periodo prima del Covid

Sono numeri clamorosi, per un territorio che ormai in tutto il mondo è sinonimo di benessere, bellezza, turismo di alta fascia. Ma che, sotto la superficie, nasconde sacche di gravissima illegalità.

Le prime operazioni su sospetti casi di caporalato risalgono agli anni a cavallo tra il 2019 e il 2021. Il primo blitz in altolago, all’interno di una casa albergo di Pianello del Lario che in realtà svolgeva - secondo l’accusa (il processo è ancora in corso) - un’attività da Residenza sanitaria per anziani. Cinque i lavoratori, tutti provenienti dal Sud America, trovati all’interno della struttura e vittime, secondo l’ipotesi investigativa, di caporalato. I due responsabili della struttura furono arrestati, all’epoca.

Così come arrestato fu anche il responsabile di una serie di appartamenti a Mariano Comense, anche in questo caso trasformati in una sorta di Rsa clandestina. Otto i lavoratori, tutti dell’Est Europa e tutti in nero, vittime - secondo l’accusa, in questo caso c’è già stata anche una condanna in primo grado - di caporalato. Sia nel primo che nel secondo caso i carabinieri del Nil hanno contestato sia il reclutamento che lo sfruttamento dei lavoratori.

Nel settore alberghiero, invece, il terzo blitz compiuto sempre dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro. Questa volta a Canzo dove il titolare dell’albergo Volta venne arrestato ormai cinque anni fa con l’accusa di caporalato per aver sfruttato tre italiani. Al contrario dei primi due casi, dove lo sfruttamento nasceva dalle condizioni di irregolarità e in alcuni casi di clandestinità dei lavoratori, in quel di Canzo le vittime erano persone con disagio socio economico, uno di loro era un senza era fissa dimora: lavorava nell’hotel in cambio di vitto e alloggio. Infine, sul fronte delle operazioni prima del Covid, da segnalare un’indagine nel settore della logistica, in particolare nell’attività di consegna di elettrodomestici per le grandi catene, a Inverigo. In questo caso sotto accusa l’appalto a piccoli padroncini, con uno straniero che sfruttava due lavoratori albanesi.

Due morti nell’edilizia

Nel settembre 2022 la tragedia in un cantiere edile di Moltrasio. A perdere la vita due operai egiziani di 27 e 29 anni: uno irregolare, l’altro richiedente asilo. L’indagine, tuttora in corso, avrebbe scoperchiato un caso di caporalato. Più recentemente i carabinieri hanno effettuato controlli nel settore delle consegne di cibo a domicilio e scoperto che diversi titolari di profili attivi sulle app quali Glovo o Deliveroo a Como, avrebbero sfruttato il lavoro di altri cittadini stranieri (molti irregolari), trattenendosi fino all’80% del compenso stabilito per la consegna.

Infine lo scorso anno due diverse inchieste hanno portato ad accendere i riflettori sul settore del legno-arredo e su quello della vigilanza. Sul fronte dell’arredo, una grossa ditta con sede anche a Cantù e appalti per diversi aeroporti e commesse da tutto il mondo, avrebbe sfruttato non meno di una cinquantina di lavoratori. Quattro le persone indagate in un’operazione della squadra mobile di Como.

Infine la Procura di Milano, la scorsa estate, ha avviato un’indagine sulla Servizi Fiduciari di Como, società cooperativa legata a Sicuritalia che fornisce lavoratori addetti alla vigilanza non armata a realtà quali Esselunga, Carrefour, Lidl, Fincantieri, Rete ferroviaria Italiana, Enel, Telecom, Barilla. L’intervento della Procura ha aperto un grosso dibattito su stipendi che non raggiungevano i 5 euro e 50 all’ora, considerati «prossimi alla soglia di povertà» e tali da «calpestare il principio» sancito dalla Costituzione di una retribuzione che garantisca una esistenza libera e dignitosa. Quell’indagine ha portato al rinnovo del contratto di lavoro nel settore e al ritocco verso l’alto degli stipendi stessi.

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