«Carceri, situazioni inumane». La protesta degli avvocati

Domani Davanti al Tribunale dalle 10 una maratona oratoria per sensibilizzare sulla condizioni dei detenuti

Decine di avvocati, ma anche volontari, ex magistrati, amministratori pubblici, semplici cittadini domattina si passeranno il testimone in una vera e propria staffetta oratoria che si terrà dalle 10 alle 14 di fronte al palazzo di giustizia di Como. Una protesta che rientra nelle iniziative volute dalle Camere penali per protestare contro «la condizione ormai assolutamente tragica, più ancora che drammatica, che stanno vivendo i detenuti». A parlare è il presidente delle Camere penali di Como e Lecco, l’avvocato Edoardo Pacia, il quale sottolinea come nelle carceri italiane, Bassone compreso, vi sia una «condizione inumana che ci pone al livello di Paesi che, usualmente, definiamo, nella migliore delle ipotesi, “arretrati”, culminando nell’impressionante e incessante catena di suicidi dei carcerati, cui siamo costretti ad assistere a ritmi quasi quotidiani».

Per tre giorni, dal 10 al 12 luglio, gli avvocati penalisti hanno indetto uno sciopero di astensione dalle udienze. A Como l’evento pubblico organizzato per denunciare la situazione si tiene domani mattina di fronte al Tribunale: «L’obiettivo, con anche, ovviamente, possibilità di parola diretta e franca e non mediata dalla tastiera - spiega ancora l’avvocato Pacia - è quello di coinvolgere direttamente la cittadinanza per uscire dallo schema del pregiudizio e delle frasi fatte (“buttate via la chiave”, “uno di meno”, “se ne stanno in hotel con vitto e alloggio gratis”) per prendere coscienza di una realtà che ha tutt’altra natura e rispetto alla quale non possiamo voltare la faccia dall’altra parte, a fronte di una risposta dell’attuale Governo di progetto legislativo davvero insufficiente nel breve/medio periodo per fronteggiare l’emergenza del sovraffollamento carcerario, delle condizioni degli istituti di pena e dei suicidi che derivano da ciò, posto che nessuna delle misure previste possiede concrete ricadute sull’impellente necessità di ridurre il numero dei detenuti, garantire cure e assistenza ai soggetti affetti da fragilità e disagi psichici, interrompere il decorso dell’esecuzione della pena reso inumano e degradante a causa delle carenze strutturali, della mancanza di risorse umane e strumentali adeguate e di sproporzione assoluta fra offerta trattamentale e popolazione detentiva».

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