Carducci, il Comune insiste: vuole cacciare l’associazione

Como La giunta: «Non proseguire il rapporto per l’uso dell’immobile». Sostiene ci siano «inadempimenti che stanno creando ingenti danni all’ente»

Linea durissima del Comune sul “Palazzo Carducci” di via Cavallotti dopo un braccio di ferro con l’omonima associazione che va avanti ormai da diversi mesi. La giunta Rapinese, nella seduta di venerdì ha deliberato un atto di indirizzo con il quale dà mandato agli uffici di verificare ogni aspetto dell’occupazione dello stabile da parte dell’associazione Carducci e fa presente che l’intenzione è quella di liberarlo e di non proseguire alcun rapporto con l’associazione.

In particolare viene citata una relazione stilata dal settore Patrimonio e l’esecutivo, per questo, delibera «previa verifica del titolo con il quale associazione Giosuè Carducci Pro Cultura Popolare attualmente occupa la porzione di immobile con accesso da viale Cavallotti 7 (segreteria, biblioteca, salone Brambilla siti al piano terreno del fabbricato), di esprimere indirizzo finalizzato alla non prosecuzione del rapporto in essere con tale associazione per l’uso dell’immobile anzidetto».

La richiesta agli uffici

La prima cosa è, quindi, la richiesta agli uffici di andare a verificare - contratti e normative affondano nel tempo - in base a quali documenti l’associazione, oggi, occupi lo stabile (di proprietà del Comune grazie a un lascito degli anni Trenta del Novecento). Ma non solo. Nella delibera della giunta (tutti presenti i sette assessori e il sindaco) vengono esplicitate le motivazioni dello “sfratto”: «Tale rapporto – si legge - non appare più rispondente agli interessi pubblici connessi con gli scopi dell’Ente». A questo si aggiungono anche ulteriori, a detta del Comune, inadempienze da parte dell’associazione e nel documento pubblicato all’Albo comunale si legge che «è venuto meno il vincolo fiduciario tra le parti a causa dei reiterati inadempimenti e dei gravi comportamenti posti in essere dalla predetta associazione, che stanno producendo ingenti danni a carico del Comune». Il secondo punto della delibera prevede che sia il dirigente del settore Patrimonio a «dare esecuzione all’indirizzo espresso, assumendo i provvedimenti ritenuti più idonei per la tutela degli interessi dell’Ente nei confronti di associazione Giosuè Carducci».

Le parole del sindaco

La questione, insomma, sembra essere agli inizi e destinata ad arrivare (nuovamente) nelle aule dei tribunali. Da Palazzo Cernezzi, infatti, con l’atto licenziato, dimostrano di non voler arretrar e di voler definire la vicenda una volta per tutte.

«Da quando mi sono insediato – ha commentato ieri il sindaco Alessandro Rapinese - non faccio altro che risolvere beghe che mi sono trovato in dote. Il Carducci era una di quelle e, con questo primo passo, abbiamo iniziato il percorso che porterà alla soluzione». E ancora: «L’unica cosa che dico è che appena libererò il Carducci da quella associazione potrò conferire gli spazi al nostro magnifico Conservatorio e dare una casa a centinaia di musicisti (gli studenti iscritti sono circa 450 a cui si aggiungono 76 docenti, ndr) che cercano un luogo dove imparare e crescere culturalmente».

La presidente replica: «Documento nullo»

La replica del presidente dell’associazione Carducci - l’avvocato Maria Cristina Forgione - non si fa attendere: «Il documento della giunta? Dichiarazione di intenti generica - dice -. Il Comune è sì proprietario dell’immobile ma la sua destinazione d’uso non può essere modificata: i locali devono restare all’Associazione perché essa possa continuare la sua missione. Quanto al vincolo fiduciario cui fa riferimento la giunta, mi faccia dire che semplicemente non esiste: non c’è nessun rapporto fiduciario, noi siamo qui in forza di un accordo notarile che sancisce un diritto. Tanto più che rispetto ai locali che non sono già di uso esclusivo e perpetuo, ci sarebbe anche una richiesta di usucapione del bene».

Alla presidente Forgione fa eco l’avvocato Dante Venco, che per conto del Carducci si sta occupando del contenzioso in atto con il Comune fin dallo scorso febbraio (suo il ricorso tuttora sub iudice contro l’ordinanza di rilascio): «Il documento della giunta - dice - è lacunoso oltre che inaccettabile laddove si contestano al Carducci “reiterati inadempimenti e gravi comportamenti” senza spiegare quali siano. Non solo: un ulteriore punto debole riguarda la delega che la giunta attribuisce al funzionario del settore Patrimonio, il quale dovrebbe dare esecuzione allo sfratto “assumendo i provvedimenti ritenuti più idonei”. In realtà non è questa una funzione che spetti al dirigente di un settore». In altre parole, secondo l’avvocato Venco, i due “errori” renderebbero nulli gli effetti del documento.

Quello che è certo è che sarà una lunga battaglia, e che nessuno si risparmierà. Non Rapinese (che nei mesi scorsi aveva perfino inviato in viale Cavallotti un suo addetto “armato” di cesoie per scardinare porte e lucchetti e riprendere così possesso del bene, salvo poi l’omino essersi arreso alla fiera resistenza opposta da Forgione e compagni), non il Carducci, per il quale l’accordo del 1930 è legge sacra e intangibile.

L’obiettivo dell’amministrazione, lo ricordiamo, è quello di liberare spazi per il Conservatorio e per la Fondazione Volta per la quale ormai il Grumello non basta più e che andrebbe così a occupare anche la sala dei Nobel in viale Cavallotti.

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