Carducci, Rapinese non molla: «È nostro e ce lo prenderemo»

Como Prosegue la querelle tra il Comune e la storica associazione cittadina. Il sindaco dichiara di voler utilizzare il palazzo per ospitare il Conservatorio, la presidente Forgione cerca una mediazione che metta d’accordo tutti

«Quel palazzo è nostro e ce lo prendiamo, perché io lì dentro ci voglio mettere il Conservatorio. Arriveremo con l’ordinanza di sgombero e la pubblica forza: abbiamo cercato di evitarlo fino alla fine, adesso vedremo come va».

Con queste parole venerdì sera, ai microfoni di Etv, il sindaco Alessandro Rapinese ha chiarito la propria volontà di riprendersi il palazzo di via Cavallotti, sede dell’associazione Carducci, dopo che l’altro giorno si era presentato con il comandante della polizia locale, il dirigente comunale e il fabbro per eseguire lo sgombero dei locali storicamente in capo al sodalizio. La presidente Maria Cristina Forgione ha annunciato l’intenzione di convocare per domani il consiglio dell’associazione Carducci per sottoporre una proposta che concili le esigenze di tutti, ma per Rapinese non sembrano esserci spiragli.

«Io penso con il Carducci di aver mostrato tutta la pazienza di cui il sindaco è capace – evidenzia – ma a un certo punto bisogna tutelare il patrimonio. Il 14 di aprile è stata emessa dal Comune un’ordinanza di sgombero, quindi l’associazione lo sapeva bene che quegli spazi devono tornare al Comune e ha cercato di difendersi, ma lo ha fatto in una maniera particolare. L’ordinanza di sgombero è un atto amministrativo, di conseguenza vai al Tar, invece hanno sostenuto in un tribunale civile che il palazzo fosse loro. L’ordinanza di sfratto è diventata esecutiva e di conseguenza noi abbiamo la facoltà di esercitare la pubblica forza. Dopodiché c’è anche una causa civile per cui dicevano di averlo usocapito: il giudice li ha pure condannati alle spese».

E aggiunge: «Io ho cercato in tutti i modi di mantenere un contegno istituzionale, tant’è che non ho detto niente. A questo punto chiederemo le spese legali. Quel palazzo è nostro e ce lo prendiamo, perché io lì dentro ci voglio mettere il Conservatorio che è fuori da mesi, ha ricevuto un finanziamento pubblico che rischia di perdere perché qualcuno sta giocando con una proprietà comunale non restituendola al proprietario. Non la tengo per me, io lì dentro voglio sentire i ragazzini che suonano i violini quando passo da via Cavallotti e ho tutto il diritto di farlo. Poi ci sono un sacco di racconti in città, ma questo è il tema: quel bene appartiene al Comune, non so da quanti decenni il Comune sapesse e nessuno ha agito. Ora Rapinese ha agito e abbiamo chiesto di farci entrare. La prossima volta arriveremo con l’ordinanza di sgombero e la pubblica forza».

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