Cento anni dalla nascita: «Spallino, sportivo e sindaco galantuomo»

1925-2025 L’ex primo cittadino e campione olimpico di scherma è stato ricordato al Sociale Sergio Simone: «Per lui la città era un luogo di convivenza». L’ex compagno di squadra: «Esempio di correttezza»

Attento al dettaglio, al centimetro, sulla pedana e nella vita politica. Hanno raccontato così Antonio Spallino, nel centenario della sua nascita, le persone che lo hanno incontrato e accompagnato nei suoi tanti percorsi.

Sindaco di Como per quindici anni tra il 1970 e il 1985, campione olimpico di scherma, giurista, padre di famiglia scomparso nel 2017. Sono i tanti volti di Spallino citati ieri da chi si è susseguito sulla pedana posta per l’occasione nella Sala Bianca del Teatro Sociale, con microfono o fioretto alla mano.

I valori di una vita

«Uno che volava alto», per Sergio Simone, ex sindaco, «un campione vero» per l’attuale primo cittadino Alessandro Rapinese, che hanno preso la parola nel corso di un evento organizzato dalla società sportiva Comense Scherma, nelle cui fila Spallino stesso iniziò a tirare da ragazzo, come ha ricordato il compagno di squadra di allora, Pietro Pizzala.

Ha aperto la serata Marco Tucci, attuale presidente della Comense: «La nostra società porta avanti quei valori che erano di Spallino. Di lui molto ci è rimasto e molto abbiamo ancora da apprendere». Poi ha aggiunto: «In suo nome inauguriamo un premio che verrà assegnato alla fine di ogni annualità ai nostri atleti che si sono distinti non tanto per le vittorie in pedana, ma soprattutto per i valori dimostrati. Quelli che abbiamo appreso da Spallino».

Dopo i saluti di Edoardo Ceriani, presidente del Panathlon Como (Spallino fu presidente del club comasco e anche di Panathlon International) e di Niki D’Angelo, delegato Coni per Como, si è passati agli aneddoti e agli assalti di scherma storica e scherma olimpica degli atleti della Comense, interposti tra un intervento e l’altro. Un modo per celebrare l’eredità di un grande comasco nelle sue plurime sfaccettature.

«Altri fiorettisti vinsero più di lui - ha raccontato Pizzala -, ma lui seppe interpretare la scherma con classe, eleganza e correttezza. Fu grande per il suo fair play». I numeri: tre medaglie olimpiche - una d’oro e una di bronzo a Melbourne, nel 1956, e una d’argento a Helsinki nel 1952 -, altri tre titoli italiani e tre come campione del mondo.

Claudio Pecci, autore, insieme a Monica Molteni, del libro “Lo sport non è un’isola. Antonio Spallino raccontato dal Panathlon e dalla sua Como” ha ricordato una serie di aneddoti che hanno permesso di tracciare il ritratto di «un uomo aperto ad ascoltare ma che sapeva pungere, quando era il caso di criticare», un politico che credeva fermamente che occorre «conoscere per fare e soprattutto saper comunicare quello che si fa e il modo in cui lo si fa».

Un’idea di città

Lo storico sindaco, come ha ricordato Sergio Simone, guidò la città negli anni in cui iniziava a «cambiare natura e molte industrie chiudevano», promettendosi sempre di prendersi cura di Como come «luogo deputato alla convivenza, alla comunicazione e alla costruzione, insieme ai cittadini, di un progetto».

Dopo il ricordo di Spallino campione e di Spallino politico, è toccato infine anche a Spallino padre. Franco Spallino, anche a nome dei fratelli Lorenzo e Maria l’ha ricordato così: «Nella nostra casa i trofei e le medaglie non sono mai stati esposti. Ciò che conta è quello che ha fatto nostro padre. Durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Melbourne, a cui partecipò, per la prima volta gli atleti sfilarono senza le bandiere. Tutti uguali. Tutti insieme. Questo è il valore più grande che aveva e che ci ha trasmesso, insieme al rispetto e all’ascolto. Soprattutto di quelli che la pensavano diversamente da lui».

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