«Check-in di persona nelle case vacanza e non con le key box»: Como divisa sulla stretta del ministero

Nuove norme Il Viminale vieta l’identificazione da remoto dei turisti: «Rischi per la sicurezza . I gestori: «I controlli funzionano bene già ora». Marelli (Gesticond): «Sollievo per i condomini»

Niente più key box per dare le chiavi delle case vacanza ai turisti: con una circolare il dipartimento di sicurezza del Viminale ha ricordato ai gestori degli alloggi turistici l’obbligo di verificare di persona l’identità degli ospiti.

Le scatolette porta chiavi che si vedono ovunque in città, appese alle grate delle finestre, sui tubi del gas, sui lampioni e persino sui cestini della spazzatura pubblici, vengono utilizzate per consentire ai turisti di accedere agli appartamenti prenotati inviando la copia dei propri documenti e senza che i proprietari debbano intervenire sul posto. Sono così diffuse che a Firenze se ne è fatta una questione di decoro e dal 2025 l’uso delle key box sarà vietato.

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La norma

«La gestione automatizzata del check-in e dell’ingresso nella struttura, senza identificazione de visu degli ospiti - si legge nella circolare del ministero - si configura quale procedura che rischia di disattendere la ratio della previsione normativa, non potendosi escludere che, dopo l’invio dei documenti in via informatica, la struttura possa essere occupata da uno o più soggetti le cui generalità restano ignote alla Questura competente, comportando un potenziale pericolo per la sicurezza della collettività». La norma non rispettata da questa prassi e richiamata dal Viminale è l’articolo 109 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che impone ai «gestori di esercizi alberghieri ed altre strutture ricettive» di verificare l’identità dei loro ospiti nelle 24 ore successive al loro arrivo (ed entro sei ore se la permanenza è di un solo giorno) per poi comunicarne le generalità alla Questura.

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Le opinioni

«La normativa non vieta le key box esplicitamente - sottolinea Davide Marelli, vicepresidente di Gesticond Como - Poi potrebbe essere aggirata, de visu può voler dire anche con una videochiamata. In ogni caso, come cittadino e amministratore condominiale non posso che essere contento di questa indicazione perché molti condomini si lamentano dell’invadenza delle key box. Tra l’altro questo potrebbe cambiare il mercato delle case vacanza perché i check in fatti in presenza faranno salire i costi delle agenzie dei gestori di alloggi, un disincentivo quindi dall’investire in questi alloggi».

Ma chi si occupa di case vacanza non sembra preoccupato: «La legge c’era già - specificano Mattia Venturati e Xavier Folin, amministratori di House of Tavellers - e i controlli da parte della Questura funzionano benissimo. Ci è capitato di avere un ospite che aveva commesso due furti a Padova e nel giro di cinque minuti dall’invio delle sue generalità è arrivata la polizia per arrestarlo. Ci ha un po’ spiazzato invece che vengano ribadite le responsabilità dei gestori: l’unico modo sicuro di verificare l’identità di chi ospitiamo sarebbe la biometria».

«La pratica delle key box risale alla pandemia - spiega anche Daniela Maviglia amministratore di My Home in Como - poi con l’aumento impressionante delle case vacanza si sono diffuse. Ma hanno anche altre funzioni: si possono lasciare le chiavi a chi fa pulizie o riparazioni e sono utili ai gestori quando non hanno con sé le chiavi. La legge c’è, bene fare chiarezza, resta il fatto che una volta consegnate le chiavi di persona noi gestori non sappiamo cosa fanno gli ospiti, una volta girato l’angolo della strada, come il proprietario di un appartamento locato a lungo termine non sa se il conduttore ospiterà altre persone».

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