Il sindacato della polizia penitenziaria ha chiesto il trasferimento di «quei violenti dal carcere di Como»

Il fatto Alcuni detenuti hanno appiccato il fuoco all’interno del carcere e attaccato gli agenti di polizia penitenziaria. Il commento di Nessi, Sinistra Italiana: «Risorse insufficienti, carcere sovraffollato»

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«Quanto accaduto al Bassone, con l’incendio e alcuni agenti della polizia penitenziaria curati al Pronto soccorso, solleva riflessioni sulle condizioni del carcere. Spero che la “rivolta” possa determinare attenzione sul carcere».

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A prendere posizione sui fatti è Luigino Nessi, esponente di Sinistra Italiana. Il quale afferma: «Da volontario attivo da anni conosco condizioni e problemi, indipendenti dalla Polizia Penitenziaria, sempre disponibile e impegnata, attenta alle esigenze dei detenuti nonostante il grave problema di organico». Un carcere, quello del Bassone, «ricco di risorse ma a mio avviso insufficienti a soddisfare le esigenze di tutte le persone in un carcere sovraffollato. Questo al di là della volontà degli operatori determina carenze evidenti nell’area educativa. Serve agire immediatamente per migliorare le condizioni di vita. Servono mediatori culturali e linguistici. La Giustizia dovrebbe essere più attenta nel comminare pene per reati minori e cercare alternative alla detenzione. Il carcere non favorisce la crescita individuale».

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Poi una critica alla città: «È come se il Bassone fosse lontano dagli occhi e dal cuore di chi vive a Como. Sappiamo di iniziative culturali e ricreative, di aziende che organizzano attività e offrono possibilità di lavoro ma in altre carceri italiane».

Prende posizione anche il sindacato di polizia penitenziaria Cisl Fns: «Chiediamo nell’immediatezza il trasferimento dei soggetti coinvolti – scrive il segretario generale Giovanni Savignano – al fine di evitare il reiterarsi di determinati comportamenti e scongiurare emulazioni. Siamo al fianco dei colleghi vittime di aggressioni. Questi episodi devono far riflettere la nostra Amministrazione sull’adozione di nuovi modelli per quei soggetti che si rendono responsabili di simili atti».

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