Chiusure, a scuola c’è chi è d’accordo: «Scelta ragionevole»

Il dibattito Grohovaz: «Capisco l’aspetto affettivo, ma i dati sono oggettivi e le misure ragionevoli»

«Le scuole hanno un’identità costruita dalle relazioni e dalle persone e capisco l’aspetto emotivo, ma ci sono motivazioni razionali e la decisione di chiudere non è un capriccio, ma presa da ragioni che si possono condividere».

Valentina Grohovaz, preside dell’Ic Como Centro, non sarà direttamente coinvolta nelle chiusure dei prossimi due anni, ma lo è stata in passato e quindi sa cosa significa “perdere” una scuola, tenendo anche conto che l’asilo Sant’Elia è ancora chiuso. Grohovaz comprende la preoccupazione di famiglie e personale scolastico, ma guarda anche a quelli che sono i dati oggettivi: numeri in calo e strutture da riqualificare.

Volontà rispettata

«Il Sant’Elia è stato chiuso nel 2019 per motivi di sicurezza, sembrava dovesse crollare il soffitto di lì a poco ma per ora è lì come prima – evidenzia –. È stato richiesto lo spostamento dei bambini alla Gobbi e questo ha creato dei disagi, ma era la volontà del Comune e l’abbiamo rispettata. Questi edifici andrebbero messi in sicurezza e non si può farlo ovunque. C’è poi la concomitanza del calo demografico, anche solo rispetto a 4-5 anni fa, si rischia di tenere aperta per 50 bambini una scuola dove ce ne stanno 200. Nel 2019/20 avevo 1.486 alunni, lo scorso anno 1.196. Questo impone delle decisioni da parte di chi mantiene aperti gli edifici. Poi c’è una dimensione affettiva, storica e culturale. Il Sant’Elia è un patrimonio culturale mondiale, eppure lo abbiamo chiuso e non si sa cosa se ne farà, ho però la sensazione che la maggior parte della popolazione non se ne sia nemmeno accorta».

E aggiunge: «Io credo che ci siano cose che esulano dalle competenze di chi lavora nella scuola, poi capisco che a nessuno faccia piacere che chiudano, ma sono valutazioni che vanno oltre. Ognuno bada a quella che è la sua comodità: in questo caso si tratta di chiudere le scuole per spostare i bambini da un’altra parte; bisognerebbe avere un piano se vogliono salvaguardare i gruppi classe, questo andrebbe pensato. Bisogna però scindere la dimensione affettiva da quella gestionale. La via Perti è stata una mia scuola, ne conosco anche i limiti, di chiuderla se ne parlava già nel 2010. Il discorso mi sembra abbastanza circostanziato sia a livello di dati economici che anagrafici. Vedremo le iscrizioni di quest’anno: c’è un’evoluzione in corso che va affrontata anche da un punto di vista economico. Se bisogna fare lavori perché le strutture convivano ok, tutta Italia è piena di scuole con diversi ordini nello stesso edificio».

«È un accorpamento»

D’accordo con lei anche Simona Convenga, preside dell’Ic di Prestino, il cui asilo sarà accorpato con la primaria Bianchi. Dal consiglio d’istituto è arrivato parere favorevole, pur con collegio docenti contrario. «Io parlo di scuola, ho sempre cercato di contestualizzare – chiarisce la preside -. È un accorpamento, non una chiusura. L’idea è sempre stata quella di accogliere varie ipotesi di opportunità, per migliorare un servizio alle famiglie andando in un unico luogo. Il parere tecnico favorevole del provveditore è indicativo di questo. Io non sono un amministratore e non faccio politica: per me, comunque, questa può essere un’opportunità, accorpando e co-organizzando il servizio. Se non si è d’accordo bisogna dirlo in termini che non scavalchino le competenze di tecnici, ingeneri e amministratori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA