Cittadini a sostegno dei produttori locali: «Qui c’è anche il cuore della comunità»

Mercato coperto Quasi tremila le firme raccolte per chiedere al Comune una soluzione. Le voci degli avventori: «Bene ristrutturare, ma servono un progetto e tempistiche chiare»

Mentre il 31 luglio si avvicina, portando con sé la scadenza della concessione (che è stata oggetto nel 2023 di una proroga della durata di un anno) per l’utilizzo del padiglione del mercato coperto da parte degli agricoltori e produttori locali, cresce il numero di cittadini che nonostante l’evidenza dei fatti non riesce a farsi una ragione dell’inevitabile cambiamento in arrivo all’interno della struttura. Il numero di aderenti alla petizione lanciata dal Comac infatti è salito negli scorsi giorni sia online, dove le firme raccolte sono quasi duemila, che per iscritto, (queste ieri erano mille circa), per un totale di tremila adesioni, anche se con qualche possibile doppione tra campagna web e fisica.

Gli avventori

Pensionati senza patente che nel mercato coperto vedono una soluzione a portata di mano per la spesa quotidiana, avventori abituali che agli acquisti uniscono un caffé con i produttori, famiglie in spedizione di gruppo di sabato mattina, turisti capitati per caso e affascinati dal chiacchiericcio e dal viavai di persone, giovani affezionati al chilometro zero: è variegata la porzione di cittadinanza comasca che frequenta il mercato coperto. Oltre a chi, come Daniele De Laura, risiede a Como relativamente da poco e lo reputa una delle cose migliori in città e chi invece, come Massimo Scagnoli frequenta il padiglione del Comac da sette anni considerandolo «un servizio indispensabile che dà identità alla città, toglierlo mi sembra un torto inutile ai cittadini», non mancano anche gli avventori da fuori città.

«Siamo di Blevio - raccontano Inge Gobin e Raffaello Caccia - Veniamo al mercato coperto da 33 anni e ci siamo affezionati. Conosciamo anche mercati di altre città straniere e sappiamo che questi spazi possono essere il cuore di una comunità, basta saperli ravvivare. È un bene che si stia pensando di farlo anche qui, ma troviamo scandaloso che ancora non sia stato presentato un progetto e non ci sia una tempistica chiara o comunque un’alternativa per chi lavora e va quindi in contro a grandi difficoltà se sfrattato». Unanime il parere dei cittadini intervistati sull’opportunità di valorizzare gli spazi del mercato, ma altrettanto unanime l’opinione che questa operazione non possa essere fatta a discapito dei produttori locali.

«Serve una soluzione»

«Ho scoperto da poco che i produttori non ci saranno più da fine mese - dice Roberto Tumini, che frequenta il padiglione dal periodo post pandemico - Mi sembra una situazione assurda, da cittadino vorrei che si trovasse una soluzione alternativa». Impraticabile la strada, ipotizzata da molti tra cittadini e produttori, di spostare i banchi nel padiglione dell’ortofrutta, dove gli spazi si potrebbero forse trovare ma dove serve una licenza diversa da quella di cui dispongono i produttori. «Non sono i lavori il problema - rimarca Michele Mandaglio - ma il fatto che non siano state chiarite tempistiche e progetto, lo trovo un comportamento da bulli».

A preoccupare chi frequenta il mercato è anche l’impossibilità di ritrovare altrove una simile concentrazione di prodotti a chilometro zero: «Dovremmo andare di azienda agricola in azienda agricola - scherza Anna Bosetti - per trovare tutto».

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