Comasco strangolato, indagini sull’amica moldava

L’omicidio L’attenzione degli inquirenti si concentra sull’ex collega di lavoro diventata convivente della vittima. Anche in Moldavia si indaga non solo sulla donna, ma pure su un famigliare. L’autopsia conferma: lo hanno ucciso

Aveva dei segni al collo, dei lividi evidentissimi, con ogni probabilità lasciati dalle mani che l’hanno strozzato, e lo hanno ucciso. L’anatomopatologo nominato dalla Procura, Giovanni Scola, non ha avuto dubbi nel descrivere le cause della morte di Franco Bernardo: “Asfissia meccanica in seguito allo strangolamento”. In una parola: omicidio. Anche la magistratura moldava, è emerso nelle ultime ore, aveva già aperto un fascicolo sui fatti di Soroca costati la vita al pensionato sessantaduenne di Tavernola, ipotizzando da subito che fosse morto in seguito ad asfissia.

Ora, cercando di comprendere meglio le accuse messe nero su bianco dal magistrato moldavo, la definizione data – o meglio, l’ipotesi di reato – è quella di «omicidio per negligenza» (che lascerebbe pensare ad un parallelismo con l’omicidio colposo, quindi non voluto) e sul registro degli indagati moldavo sarebbe comunque stato iscritto il nome della compagna di 56 anni e anche quello di almeno un parente della donna.

Rimane tuttavia il riservo sulla vicenda, arrivata in Italia come un macigno che ha travolto i fratelli della vittima e anche il figlio, oltre alla ex moglie. Parenti che ora chiedono chiarezza alla procura di Roma e ai carabinieri del Ros centrale di Roma, che ha affidato la ricostruzione dell’accaduto alla apposita sezione che si occupa dei reati commessi contro gli italiani all’estero.

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Morte per negligenza?

In realtà, stando anche all’esito dell’autopsia che è stata eseguita la scorsa settimana a Como, una morte per «negligenza» sarebbe poco compatibile con quei segni da strangolamento al collo. La certezza emersa da subito, evidente, è tra l’altro la poca corrispondenza tra quanto raccontato dalla voce femminile che ha annunciato la morte di Franco Bernardo alla famiglia italiana via telefono (il sospetto è che a chiamare fosse la compagna ed ex collega di lavoro, ma non ci sono certezze al riguardo) e ciò che è emerso poi.

Stando a quella telefonata, giunta peraltro giorni dopo la morte, il pensionato comasco si sarebbe sentito male dopo cena, forse per aver bevuto troppo. Una versione via via aggiustata, dopo che in Italia arrivavano notizie sempre più sconcertanti sulle cause del decesso.

Ultime ore da ricostruire

A far partire le indagini, in Moldavia, sarebbe stato l’esito degli accertamenti dei sanitari dell’ospedale dove l’uomo è giunto già morto.

Ora gli inquirenti italiani si ritrovano a dover ricostruire con pazienza tutta la vicenda. A partire dall’inizio, ovvero da cosa ci facesse il signor Bernardo in Moldavia, a Soroca, piccola città sul confine con l’Ucraina. Pare che il sessantaduenne avesse detto di dover andare a cambiare la macchina, e che avrebbe dovuto passare un po’ di tempo con la famiglia della convivente (alla quale, tra l’altro, aveva intestato una casa acquistata a Cerano Intelvi). Una sorta di mini-vacanza, che non avrebbe dovuto durare più di una settimana. Anche la donna, dipendente di un hotel di Como, aveva chiesto una settimana di ferie.

Invece, nella notte tra il 31 di maggio e il primo di giugno, il pensionato è arrivato privo di vita al pronto soccorso dell’ospedale di Soroca. Le lesioni al collo riscontrata dai medici avevano messo in allarme la magistratura, che ha aperto un fascicolo per «omicidio per negligenza», che comunque presuppone una morte non naturale, seppur non voluta.

Ora tocca alla Procura di Roma, competente su quanto accaduto, ad approfondire il caso. Soprattutto dopo gli esiti dell’autopsia svolta a Como dalla quale sono emersi segni evidenti al collo, prova dello strangolamento avvenuto. E prova di un omicidio che, se queste ipotesi fossero confermate, non sarebbe affatto «negligente» ma voluto.

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