Comasco a Valencia durante l’alluvione: «Bloccato in autostrada, salvo per un soffio»

La storia Raffaele Finzi stava rientrando dalle vacanze quando ha attraversato l’area colpita dalle esondazioni. I morti ammontano a più di 150

La coda in autostrada ha salvato Raffaele Finzi, comasco di 28 anni, e la sua compagna prima che i due si trovassero nel posto sbagliato, al momento sbagliato, nel pieno dell’alluvione che ha investito l’area a sud di Valencia (la città in cui vivono), provocando più di 150 morti e numerosi dispersi.

Partiti il 29 ottobre da Granada, quando la pioggia ha iniziato a scendere sempre più copiosa su quest’area della Spagna, Raffaele, che vive a Valencia da due anni, e la compagna hanno ricevuto sul telefono la notifica di allerta delle protezione civile verso le 8.30 di sera. «Ma allora già tante persone erano uscite per andare al lavoro, alcuni oggi si stanno chiedendo se l’allerta è arrivata troppo tardi, se si poteva evitare qualcosa...» racconta Finzi da casa sua, in centro a Valencia, un’area che dalle alluvioni non è stata minimamente toccata. Ma arrivarci per lui e la compagna, di rientro dalle vacanze, è stata una vera impresa.

Il rientro a Valencia

«La coda in autostrada ci ha davvero salvati. Perché quando il 29 siamo arrivati in auto nei pressi delle aree alluvionate, il traffico era già bloccato e ci hanno fatto fare dietrofront. Siamo usciti dall’autostrada e siamo tornati indietro di venti chilometri, poi ci siamo fermati in un piccolo paese, Xàtiva, e abbiamo passato la notte in auto».

Poi, il giorno dopo, ci hanno riprovato, ma per percorrere una strada che normalmente richiede 40 minuti in auto hanno impiegato ben sette ore. «Le code si erano formate perché sette tir si sono ribaltati per colpa del vento. Noi arrivavamo da sud rispetto al centro di Valencia, quindi a un certo punto abbiamo dovuto attraversare la zona più allagata, che a quel punto era sicura ma mentre guidavamo, intorno a noi c’era la distruzione.

Quelle che descrive Finzi sono le immagini che negli ultimi giorni abbiamo visto ovunque, sui social e in televisione: fango ovunque, auto ribaltate o accatastate l’una sull’altra, case distrutte e persone disperate in cerca dei familiari dispersi. «Poi, quando siamo arrivati in centro a Valencia, improvvisamente abbiamo iniziato a vedere le famiglie in giro in bicicletta e il via vai quotidiano. Era tutto tranquillo».

Le zone colpite

L’area centrale della città, infatti, non è stata interessata dalle esondazioni di fiumi e canali, perché il principale corso d’acqua, il fiume Turia, era stato deviato dal centro della città nel 1957, dopo una terribile alluvione che provocò 300 morti. Oggi il Turia passa a 12 km dal centro di Valencia, che è stato quindi risparmiato dai danni più ingenti. Lo stesso non si può dire per l’area metropolitana della città, a partire da Paiporta, centro abitato di circa 25mila abitanti nel sud ovest di Valencia. «Nessuno dei nostri cari è in pericolo - contina Finzi - anche se abbiamo conoscenti che hanno vissuto situazioni molto difficili. Una fa la cuoca in un centro per anziani ed è rimasta bloccata un’intera giornata al terzo piano della struttura, perché il piano terra era completamente allagato. Altri ci hanno riferito che la corrente elettrica è salta improvvisamente, martedì, e che intorno ai posti dove abitano sono crollati persino i ponti».

Il meteo non ha smesso di allarmare gli abitanti dell’area metropolitana di Valencia, nonostante i forti rovesci siano diminuiti dopo il 29 ottobre: «Stasera (ieri per chi legge, ndr.) è prevista un’altra tormenta elettrica, intanto si è estesa l’emergenza al nord, a Castellòn, l’altro capoluogo. La gente, oltre che isolata, è senz’acqua e cibo, e sta vivendo le conseguenze dei disastri naturali provocati dalle esondazioni: rischi di fughe di gas, ma anche fenomeni di sciacallagio nelle case» continua Raffaele, che, nonostante la situazione intorno a casa sua sia pacifica, si tiene informato tramite i canali ufficiali del governo spagnolo, ma anche tramite i social dove, nelle scorse ore, sono iniziate anche le denunce da parte dei lavoratori che nel pieno del disastro, il 29 ottobre, sono stati costretti a presentarsi sul posto di lavoro.

Ancora molti i dispersi nell’area maggiormente colpita dall’alluvione

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