Abusano della figlia di amici. Marito e moglie condannati

La sentenza Tre anni e mezzo di detenzione a una coppia di trentenni con due amici avevano affidato la figlia, che all’epoca aveva soltanto 14 anni. L’indagine risale al mese di aprile del 2018

I genitori si erano fidati di una coppia di amici di famiglia, molto vicini e legati a loro, cui avevano affidato la figlia da un lato chiedendo di aiutarla a fare i compiti, ma dall’altro anche di supportarla più nel profondo, spingendola a vincere alcune problematiche comportamentali che avevano riscontrato mentre la ragazzina cresceva.

La storia però aveva assunto una piega che papà e mamma non avevano previsto, e che aveva portato ad aprire in fascicolo penale – coordinato dalla procura di Como – per ipotesi di reato gravissime come la violenza sessuale di gruppo, gli atti sessuali con minori (la ragazzina all’epoca dei fatti aveva 14 anni) e anche l’utilizzo della marijuana.

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Nei guai era quindi finita la coppia di amici di famiglia, un uomo e una donna rispettivamente di 34 e 30 anni. E nelle scorse ore, la vicenda è anche approdata al giudizio di primo grado con la condanna da parte del Collegio di Como alla pena di 3 anni e mezzo sia per l’uomo sia per la compagna. I giudici tuttavia hanno riconosciuto come provato il reato di atti sessuali con minori, mentre – in attesa di comprendere le motivazioni della sentenza che non sono ancora state pubblicate – sono cadute le accuse sia relative all’uso degli stupefacenti sia alla violenza sessuale di gruppo.

L’epilogo del processo, che si era aperto nei mesi scorsi, ha portato con sé anche un risarcimento provvisionale dei danni alla famiglia di amici che è stato quantificato – complessivamente – in 45 mila euro in attesa di una futura definizione in sede civile.

I genitori avevano affidato la figlia di appena 14 anni ad una coppia di amici chiedendo di aiutarla a fare i compiti, ma anche di instaurare un rapporto di vicinanza e fiducia per aiutarla a risolvere problematiche comportamentali.

L’indagine era nata anni fa, nel mese di aprile del 2018, dopo la denuncia che era stata presentata dai genitori in seguito al racconto fatto dalla figlia. La Procura aveva poi raccolto elementi con il lavoro anche della squadra Mobile di Como, con sommarie informazioni, consulenze tecniche di psichiatri e psicologi, ma anche con audizioni protette e infine con un apposito incidente probatorio.

Una attività che aveva portato l’accusa a chiedere il processo per la coppia di comaschi.

La difesa, dal canto suo, aveva contestato tutta la ricostruzione fatta dalla pubblica accusa. Le ipotesi di reato avevano fatto riferimento a fatti avvenuti tra il novembre del 2017 e il febbraio del 2018, quando gli amici di famiglia cui la minore era stata affidata per ragioni di «vigilanza, custodia e istruzione», oltre che di «educazione», la indussero a compiere atti sessuali in almeno una decina di occasioni abusando dunque del ruolo che era stato loro affidato dai genitori che avevano consegnato la figlia chiedendo di aiutarla.

Una storia che si è conclusa – almeno per il primo grado – con una condanna anche se con un impianto accusatorio che ne è uscito ridimensionato rispetto a quello dell’inizio.

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