Allarme infermieri, ne mancano 500

Sanità Problemi sul Lario, in regione ne servirebbero 10mila in più. Le iscrizioni ai corsi universitari non decollano - A rischio non solo gli ospedali, ma anche i servizi nelle Rsa. Il presidente dell’Ordine: «Serve un’inversione di rotta»

All’ordine degli infermieri di Como gli iscritti sono 3.706, il dato aggiornato a quest’anno vede una flessione pur lieve, ma prima della pandemia questo numero si aggirava attorno alle 4mila, 4.100 unità. La parte maggioritaria degli iscritti ha già alle spalle una lunga carriera, l’età media si aggira attorno ai 50 anni, entro i prossimi vent’anni andranno in pensione centinaia di sanitari da rimpiazzare.

Le iscrizioni al corso di infermieristica di Como però non decollano, una borsa su due tra il 2024 e il 2025 non è stata assegnata ed aumentare i posti totali della laurea non ha ottenuto i risultati sperati.

Il problema è che in questi ultimi anni il numero di persone che ha avuto bisogno di accedere alle cure è cresciuto, già oggi nella nostra provincia un cittadino su quattro ha più di 65 anni. Le stime demografiche vedono un netto invecchiamento della popolazione, tra pochi anni i minorenni saranno meno rispetto agli over 75.

La Regione oggi stima un fabbisogno di circa 10mila infermieri in più per la Lombardia, che per Como significano circa 500 infermieri da trovare. Prima del Covid lo stesso calcolo si fermava a quota 300. Solo l’Asst Lariana deve bandire un nuovo concorso da cento, 150 infermieri da coprire. La ricerca e il ricambio è continuo. Se il sistema pubblico inoltre vuole aprire un nuovo ospedale di comunità in città, far funzionare le case di comunità in provincia anche con l’aiuto dei privati, c’è comunque bisogno di nuovi infermieri. Per ciascuna di queste nuove offerte di cura ci vogliono tra i 7 e gli 11 infermieri, è la figura chiave più presente.

Comunque rispetto al resto della Lombardia il numero di iscritti all’Ordine degli infermieri Como tiene, paragonato ai cittadini residenti il rapporto è migliore rispetto a Lecco e Sondrio, seguiamo Varese e siamo pari a Milano.

Certo è vero che il territorio di Como è penalizzato dalla vicinanza con la Svizzera, che drena risorse umane potendo offrire stipendi migliori. Molti sanitari pur avendo l’iscrizione si spostano lasciando i reparti scoperti. Soprattutto i più intensivi, le sale operatorie, sebbene la richiesta arrivi anche dal territorio. Ma è cronica e storica anche la carenza nelle Rsa.

«Le cose non vanno bene – commenta Giuseppe Chindamo, presidente dell’Ordine degli infermieri di Como – in città come in larga parte del territorio regionale. Bisogna pensare che nei prossimi anni il sistema perderà una percentuale significativa di colleghi ormai vicini alla pensione. Quando le iscrizioni al corso di laurea in infermieristica tengono, ma di certo non aumentano. Inoltre non bisogna pensare al solo fabbisogno dei principali ospedali. Servono infermieri per far funzionare l’assistenza domiciliare, servono alle case di riposo e per disabili dove le coperture sono da anni insufficienti. Infine se vogliamo davvero potenziare la rete sanitaria con case e ospedali di comunità, con gli infermieri di famiglia, dobbiamo immaginare una inversione di rotta».

Oppure pensare a delle alternative.

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