Cronaca / Como città
Lunedì 26 Ottobre 2020
Como, bar e ristoranti: «Una mazzata»
Fiere in ginocchio, salta Comocrea
Arcioni (Villa Erba): «Ennesimo colpo». Dadati (Lariofiere): «Settore più colpito». Confcommercio: «Tante attività a rischio». Protestano i gestori di teatri, cinema e palestre
Rabbia, preoccupazione, delusione, ma anche senso di responsabilità e rassegnazione ad aspettare tempi migliori. Sono queste le prime reazioni dei settori coinvolti nel lockdown varato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
«Un anno perso»
Bar, ristoranti e pasticcerie chiusi dalle 18, teatri, cinema, palestre e piscine chiusi così come stop a fiere e convegni. E la prima a saltare sarà Comocrea, che avrebbe dovuto aprire oggi a Villa Erba. Nessuno spiraglio dalla nuova disposizione in vigore da oggi e anche dall prefettura, consultata dai vertici del polo fieristico, è arrivato il no. Il presidente di Villa Erba Filippo Arcioni parla di «ennesimo colpo del Covid su Villa Erba». «Siamo di fronte a un anno perso - dice - e anche le due fiere significative in programma non si faranno. Eravamo attrezzati, lo spazio è ampio con tante entrate e uscite, più padiglioni, ma nulla. Da persone responsabili diciamo che se questo ennesimo sacrificio serve per farci uscire in fretta, lo accettiamo. Ma speriamo di uscirne quanto prima».
Il presidente dell’Associazione esposizioni fiere italiane Maurizio Danese ha parlato di «shock gravissimo per il settore fieristico per il quale serve un atto urgente con un intervento economico a fondo perduto» e ha detto che «non si può chiudere il settore da un giorno all’altro». Fabio Dadati, alla guida di LarioFiere aggiunge: «Noi avevamo deciso di sospendere le fiere sull’artigianato e sull’elettronica e la decisione del Governo non ci stupisce: si va in questa direzione e non possiamo che prenderne atto. Il comparto fieristico è il più colpito in assoluto anche perché non ha avuto alcun ristoro. Le perdite nostre e di Villa Erba sono importanti e in più ci sono le tasse da pagare. Solo l’Imu per noi è 180mila euro». Dadati, che è anche imprenditore turistico aggiunge: «Noi da domani saremo chiusi. Se il ristoratore è serio i locali sono sicuri. Tra l’altro nel decreto non ci sono cenni ai trasporti pubblici, dove i problemi sono grandi».
In ginocchio anche bar e ristoranti con il direttore di Confcommercio Gianni Monetti che annuncia per oggi la convocazione del consiglio. «Siamo perplessi e stupiti che si vada ancora una volta a incidere sempre su un settore già pesantemente penalizzato. Si colpiscono i soliti noti, ma non una parola sui settori dove ci sono i problemi maggiori, ad esempio i trasporti. Ci siamo mossi con grande senso di responsabilità, abbiamo seguito protocolli, ci siamo adeguati, sono stati spesi molti soldi e adesso si chiude di nuovo». Sulle promesse di ristori di Conte dice:«Ancora aspettiamo i soldi del primo provvedimento e vediamo con favore il cambio dell’ente erogatore, dall’Inps all’Agenzia delle Entrate. Va bene gli interventi a fondo perduto, ma contestualmente bisogna agire sul congelamento delle imposte a tutti i livelli perché in questo secondo lockdown rischiamo di perdere, a Como, centinaia di imprese. Si rischia il collasso di un settore già fortemente provato».
«Posti sicuri, ma chiusi»
Situazione molto pesante anche per il mondo della cultura. «Non possiamo che accettare e capire che qualsiasi scelta è difficile - dice Barbara Minghetti - e che anche questa non sarà stata presa a cuor leggero. Avremmo sperato di poter tenere aperti i teatri , seppur con limitazioni e in orario ridotto, perché avevamo lavorato per poterli riaprire in sicurezza. A Como da settembre si è lavorato per un teatro sicuro». E aggiunge che serve parlare con il ministero per le «modalità di supporto di lavoratori intermittenti e stagionali che sono in gravissima sofferenza». Chiusi di nuovo anche i cinema. Paolo Petazzi, fondatore della catena Cinelandia che guarda avanti. «Il nostro orizzonte ormai è il settembre del 2021, quando usciranno i film americani. Lavorare pochissimo o stare chiusi cambia poco. Manca il prodotto che arriva dagli Stati Uniti ed è tutto fermo».
Dice però che «il cinema è un posto sicuro, non c’è stato un solo contagio nei multisala» e invita tutti «ad abbassare i toni poiché il momento è difficile e oggi per molti il problema non è il Covid, ma far mangiare la propria famiglia».
Amarezza anche sul fronte palestre. «Il ministro dello Sport - commenta Stefano Molinari, consulente nazionale della federazione mondiale Powerlifting - dovrebbe dimettersi perché, o non conta nulla all interno del governo, o ha preso in giro i gestori di palestre e piscine avendo emanato solo l altro ieri nuovi protocolli antiCovid. Conte non ha chiuso solo le palestre e le piscine ma di fatto lo sport nella sua interezza». n
G. Ron.
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