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Salute Nel Comasco le diagnosi accertate sono 2.900, donne per il 70%: «Rischio fai da te, molti escludono il glutine senza motivo e non è sempre »
In tre anni i celiaci sono aumentati del 18%. Superata la pandemia le nuove diagnosi di celiachia sono tornate a crescere ai livelli tradizionali, molto sostenuti nell’ultima decade, spinti da una maggiore sensibilità da parte dei cittadini e da più attente diagnosi e screening.
Oggi i cittadini con una diagnosi accertata di celiachia sono nel Comasco poco meno di 2.900 (esattamente 7.245 in tutta l’Ats Insubria), in sette casi su dieci si tratta di donne. Così si legge nell’ultimo rapporto annuale presentato nei giorni scorsi al Parlamento che fa riferimento ai dati del 2023. Lo stesso rapporto riferito a tre anni prima contava 2.450 comaschi con questa patologia cronica (6.131 tra Como e Varese). L’aumento delle diagnosi, pur significativo, resta comunque all’interno delle statistiche nazionali che stimano la popolazione celiaca attorno all’1% rispetto a quella complessiva. C’è poi un bacino non marginale di persone che ritiene di avere questo disturbo pur senza un test che lo abbia accertato. Un fatto che emerge dal valore crescente del mercato economico degli alimentari senza glutine, a cui accede un quinto degli acquirenti secondo il rapporto dell’Associazione italiana celiachia. E’ vero che esiste, suggeriscono gli esperti, la “gluten sensitivity”, una sorta di diagnosi a tempo ipotizzata dal medico con un problema di tipo transitorio. A volte però i pazienti esagerano con l’immaginazione.
La celiachia è una patologia cronica di tipo autoimmune, sostenuta dallo stesso organismo, che si traduce in una infiammazione permanente nei soggetti predisposti geneticamente ed è scatenata dall’ingestione di glutine, ovvero di alimenti a base di frumento, come pasta, pane, pizza, biscotti. La risposta infiammatoria della mucosa dell’intestino tenue può comportare complicanze anche gravi, occorre rinunciare e sostituire questi cibi.
«I bambini piccoli crescono con fatica – spiega la nutrizionista e biologa comasca Francesca Noli – i grandi possono fare i conti con problemi anche gravi. Oggi però gli screening alla nascita e la grande sensibilità dei cittadini in materia sanitaria consente una diagnosi precoce attraverso semplici test. L’aumento dei casi a Como, e non solo, è giustificato da questa percezione, congelata durante i due anni di pandemia, ma resta dentro ai binari dell’incidenza normale. Poi è vero che molte persone si affidano a prodotti senza glutine, promuovono diete particolari sicuri di avere un problema, ma spesso non sono questioni reali. Ed escludere il glutine non è sempre un bene, ci sono preparati gluten free che hanno dei profili nutrizionali da non consigliare». È bene come sempre affidarsi a medici ed esperti.
Ormai tra ristoranti e mense scolastiche l’offerta per i celiaci c’è sempre, nelle scuole i menù con richieste specifiche e alternative superano ormai le proposte standard. Nelle mense aziendali o nella dieta id tutti i giorni serve però ancora usare delle accortezze.
Si ricorda che il sistema nazionale riconosce una piccola somma mensile ai celiaci con diagnosi certificata per acquistare dei prodotti ad hoc contenuti in un elenco.
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