Como, centro di accoglienza in vendita: per il Pd è una «decisione scellerata»

Palazzo Cernezzi Il consiglio comunale ha decretato l’ingresso dell’immobile in via Sacco e Vanzetti nella lista degli edifici di proprietà comunale da vendere

Con il voto finale dell’altra sera il consiglio comunale ha decretato l’ingresso dell’ex centro di accoglienza di Prestino, in via Sacco e Vanzetti, nella lista degli edifici di proprietà comunale da vendere (la stessa lista in cui compare anche l’ex cineteatro Politeama). Come per certi versi prevedibile, il sindaco Alessandro Rapinese e la sua maggioranza hanno tirato diritto, ignorando, tra gli altri, l’appello di un elenco di associazioni (tra cui Acli, Caritas, Cigil, Cisl, Uil, Como Accoglie, Como senza frontiere) che chiedevano la riconversione della struttura, ritenendola idonea a ospitare famiglie in condizioni di fragilità.

Il giorno dopo sulla questione interviene anche li Pd comasco, con una nota firmata dai consiglieri comunali Patrizia Lissi e Stefano Legnani: «La presenza in Consiglio comunale e le parole dei giorni scorsi delle associazioni del territorio hanno lanciato un messaggio forte e chiaro, che poi è lo stesso che già qualche settimana fa avevamo portato all’attenzione. A Como c’è una forte emergenza abitativa e c’è un terzo settore che lavora con impegno per provare a porre rimedio. In una situazione del genere, vendere la struttura di via Sacco e Vanzetti è una decisione scellerata e irresponsabile verso le persone meno fortunate e verso chi si impegna quotidianamente per loro e che non possiamo che ringraziare».

«È bene ricordare che l’edificio è nato, nel 2004, grazie a un finanziamento regionale, proprio per l’emergenza abitativa e per ospitare le persone in difficoltà. Dopo essere stato utilizzato anche dalla Prefettura, è passato nelle mani del Comune, che lo ha dato ai servizi sociali. Qualche tempo fa, grazie a un contributo ministeriale, la prefettura ha chiesto all’amministrazione di poter tornare a gestirlo, ma la proposta è stata rifiutata, perché la Giunta dichiarò l’urgenza di mantenere strutture e spazi da destinare prioritariamente a finalità sociali di propria competenza, con particolare priorità ai servizi per disabili. Risultato? Non è mai stato fatto nulla, tanto che, ora, il sindaco ha pensato di venderlo, di fatto condannandolo ad almeno altri due anni di non utilizzo. Incalzato dalle domande dei consiglieri, inoltre, il sindaco non ha in alcun modo motivato la scelta di vendere l’immobile solo pochi mesi dopo avere dichiarato la sua necessità per finalità di tipo sociale».

«Le domande rimangono - concludono - Perché non ridestinarlo allo scopo per cui era nato? Perché non parlare con le associazioni del territorio per vagliare le possibilità? Compito del Comune, che non è un’agenzia immobiliare, sarebbe quello di erogare servizi sulla base delle esigenze del territorio, che sono sotto gli occhi di tutti. Gravissimo non sfruttare l’opportunità di dare un riparo a tante persone in difficoltà: significa non averle a cuore».

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