Paratie, gli esperti ora promettono: «Al sicuro anche con una piena record»

Il progetto Il nuovo sistema basterebbe ad arginare anche un alluvione come nel 1987 - Resta l’incognita dell’acqua dal sottosuolo: «Ma i livello sarà controllato dalle idrovore»

Il livello convenzionale di 120 centimetri sopra lo zero idrometrico per segnare l’allarme esondazione non verrà modificato dopo l’entrata in funzione del sistema di protezione del lungolago (pompe e vasche sotterranee, più le barriere manuali). Da Milano spiegano che la quota, che si basa sull’idrometro di Malgrate (è così da anni ormai e non si usa quello di fianco ai giardini a lago di Como a causa del progressivo abbassamento di piazza Cavour e del lungolago), rimarrà il riferimento e che, senza l’intervento in fase di ultimazione, sarebbe in realtà stata soltanto ipotetica in quanto il lago, già a quota 100 centimetri, iniziava a fuoriuscire. Va anche detto che vengono mantenuti i 120 poiché servono come indicazione anche per aree che non avranno protezione, come la zona di viale Puecher e, soprattutto, dell’hangar.

La nuova soglia

A opere concluse, chiariscono dalla Regione, «il lago raggiungerà 120 senza più uscire in quanto il marciapiede è a 173 cm e, quindi molto più alto». Questo significa che fino a quota 173 (o poco meno) la zona di piazza Cavour sarà protetta senza la necessità di estrarre le barriere manuali contenute nei contenitori collocati lungo tutta la riva. Accanto allo sbarramento fisico costituito dal marciapiede più alto di una cinquantina di centimetri rispetto a quello precedente, saranno infatti in funzione le due vasche che hanno un volume complessivo di circa 10mila metri cubi per contenere le acque che oggi rigurgitano dai tombini. Il livello sarà regolamentato dalle idrovore già installate in entrambe le vasche (una sotto la passeggiata verso Sant’Agostino e la seconda verso i giardini) e attualmente non collegate alla rete elettrica. I tecnici hanno infatti spiegato più volte che «l’impiantistica elettro-idraulica permetterà, una volta a regime ed in caso di lago alto, di intercettare le acque che dal lago oggi rigurgitano verso la città ed al contempo di contenere nelle vasche l’acqua piovana proveniente dalla città e dal sottosuolo». Il problema dei giorni scorsi e che, non è escluso, si potrà ripresentare in caso di piogge torrenziali non solo a Como ma anche in Valtellina che si dovessero verificare prima della conclusione dell’opera (si parla entro la fine dell’anno), non è stato un’esondazione, ma l’acqua che sbucava dai tombini non potendo essere raccolta nelle vasche. E in caso di situazioni molto critiche come accaduto in passato?

Non accadrà più?

In questo caso, secondo le stime degli esperti regionali, non ci dovrebbe più essere alcuna esondazione sull’intero lungolago. Dal Dopoguerra (quando sono state attivate le dighe di Olginate, che hanno anche la funzione di regolare il livello del lago) il dato record di 265 centimetri sopra lo zero raggiunto dal Lario è stato raggiunto nel luglio del 1987 in concomitanza alla tragedia dell’alluvione in Valtellina e nell’ottobre del 1993. Da Milano spiegano che, in caso di piena e con l’innalzamento delle paratie manuali (che sono alte 130 centimetri), «il lago resta contenuto fino a 303 cm sullo zero di Malgrate» e questo significa che con lo stesso dato del 1987 e del 1993 il lago non sarebbe uscito (almeno non in piazza Cavour e sul lungolago, cosa diversa all’hangar dove non ci sono sistemi di protezione), ma sarebbe stato contenuto. Per gli amanti delle statistiche dal Dopoguerra a oggi, quindi in 78 anni, il lago ha superato la quota di 170 centimetri (sarebbero sufficienti le vasche e i marciapiedi) 21 volte e, negli ultimi vent’anni, non è mai accaduto. Nel 2002, ultima esondazione consistente, si raggiunsero i 262,5 cm.

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