Processato per la seconda volta, ma la condanna non cambia: 6 anni

Giustizia Imputato assente a un’udienza, la Cassazione lo rimanda in aula - Il nuovo processo termina con la stessa sentenza per alcune rapine del 2013

Tempo, udienze, giudici, tutto per ritornare da dove si era partiti, ovvero ad una condanna a sei anni per una serie di rapine a mano armata che – a conti fatti – risalgono ormai al 2013. Il tutto in seguito ad una decisione della corte di Cassazione che dopo due gradi di giudizio sostanzialmente sovrapponibili nelle sentenze, con il sospettato che era stato condannato per quella serie di colpi commessi da una banda che scorrazzava per i centri commerciali della provincia in moto e con la pistola in pugno (che poi si rivelò essere falsa, ma questo le cassiere non lo sapevano), aveva “cancellato” il processo svolto facendolo ripartire dall’inizio.

Un’altra istruttoria

Una decisione, quella della Cassazione, che era stata spinta dal fatto che nel corso di una sola delle udienze che si erano tenute in primo grado a Como, l’imputato non aveva potuto essere presente in aula per un impedimento che i giudici non avevano ritenuto giustificato e giustificabile. Proprio appoggiandosi a quella assenza, la Cassazione aveva deciso che tutte le udienze fatte e le sentenze di primo e di secondo grado, erano carta straccia e tutto doveva iniziare dall’inizio. Con nuove date, i testimoni, i fascicoli e via di questo passo.

Bene, in queste ore la procura di Como – con in aula il pm Giuseppe Rose – ha portato nuovamente al termine l’istruttoria, chiedendo la condanna alla pena di 6 anni. Ed il collegio presieduto di Carlo Cecchetti ha di nuovo condannato l’imputato, Denis Mejdani, albanese di 35 anni per cui è stata anche disposta una multa da 2 mila euro e l’espulsione dall’Italia.

Le rapine contestate e su cui erano state sviluppate le indagini – commesse in concorso con altri imputati che da tempo avevano visto definita la propria posizione – risalivano al mese di settembre del 2013 in diversi comuni della provincia, ma con modalità simili. I malviventi – tra cui Denis Mejdani cui ne venivano contestate due – arrivavano in moto con il volti coperti dai caschi, entravano nelle attività commerciali, miravano le casse e le cassiere e puntavano loro contro una pistola, chiedendo di consegnare contanti ma anche buoni pasto e altre utilità. Ad attendere i due che agivano, poco lontano, c’erano anche complici a fare da palo.

Il ritorno e la nuova condannaa

Le indagini risalirono ai presunti responsabili che scelsero vie processuali diverse. Majdani, in occasione del processo di primo grado a Como nel 2016, saltò però un’udienza. E presentò una richiesta di rinvio per legittimo impedimento. I giudici la rigettarono, ritenendo quell’impedimento non reale. Si formò quel giorno il sassolino finito nell’ingranaggio che, una volta giunti di fronte alla Cassazione con la condanna confermata anche in Appello, inceppò tutto con quella vecchia questione che tornò d’attualità fino a cancellare completamente quello che era stato fatto fino a quel momento. Tutto da rifare, insomma. Con il fascicolo tornato a Como e la sentenza di condanna (sempre a sei anni) letta in queste ore.

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