Como: «Continueremo
l’opera di don Roberto
senza clamori»

La prima domenica in parrocchia senza don Malgesini . «Il suo servizio è il segno di un possibile mondo diverso»

Una grande immagine di don Roberto, quella più significativa, con le braccia aperte e un gran sorriso, campeggia nei pressi dell’altare della chiesa di San Bartolomeo in via Milano, sulla sinistra, al lato opposto del crocifisso.

Alla messa festiva delle 18, ieri sera, molti fedeli e parrocchiani si sono riuniti per le celebrazioni della solennità parrocchiale di Maria Madre Addolorata, ma non è mancata, ancora una volta, l’occasione per ricordare don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso martedì in piazza San Rocco da un senzatetto con problemi psichici.

Il dolore della perdita

«Nel dolore della perdita di don Roberto - ha detto don Carlo Morelli, che è stato nominato collaboratore presso la Comunità Pastorale della Valmalenco e nei prossimi giorni lascerà la Comunità Pastorale Beato Scalabrini - vogliamo continuare la sua opera a favore dei più poveri, ciascuno secondo le proprie capacità. La parabola dei lavoratori chiamati a prestare la loro opera nella vigna del padrone ci racconta il modo sorprendente di agire di Dio. Come paga Dio chi lavora per lui? Dio guarda la generosità di ciascuno, non importa se uno arriva prima o dopo, a Dio interessa che arrivi, non importa quando. Il suo agire va oltre la giustizia. Anche in questi giorni così difficili vogliamo contemplare la bontà di Dio, per il dono che ci ha fatto attraverso la vita di don Roberto, che ha dato tanti frutti. Adesso siamo chiamati a raccogliere quello che ci ha lasciato e a proseguire la sua opera, nel silenzio, senza clamore». Al termine della celebrazione, don Carlo ha invitato i fedeli a non perdere la speranza e a stringersi ancora di più intorno alla Chiesa e alla comunità, partecipando numerosi alle messe feriali, in ognuna delle quali sarà ricordato don Roberto, sottolineando l’importanza di non restare soli in un momento così carico di sofferenza. «La sua testimonianza – ha scritto in una nota don Gianluigi Bollini, parroco della Comunità Pastorale Beato Scalabrini – è quella che ci dà la forza di continuare il servizio verso i poveri, i più soli, i più soli. Don Roberto è stato segno di un possibile mondo diverso, dove nessuno viene scartato, dove prevale l’amore e ci si può riconoscere tutti fratelli».

L’omaggio

Anche ieri, alla spicciolata, per tutto il giorno, sono sfilate molte persone davanti al luogo in cui don Roberto è stato ucciso, lasciando un fiore, un pensiero, una candela, tributando una preghiera o un pensiero commosso alla sua memoria.

«Lui non era prete fuori, ma dentro – ha raccontato uno degli “ultimi” di don Roberto, con gli occhi lucidi – si vestiva sportivo, con le scarpe da ginnastica, i jeans, la maglietta e la sua croce al collo. Quando andava nei posti dove non lo conoscevano di persona nessuno pensava che fosse un prete, lo scambiavano per uno di noi, si doveva sempre presentare e si stupivano che fosse un sacerdote. L’abito lo indossava solo quando celebrava la messa, ma per il resto viveva così, con grande semplicità. Con quel sorriso lì che si vede nelle foto». Un ricordo condiviso dai molti che, sostando anche solo per qualche minuto, tra le lacrime mandano un bacio o accarezzano la foto del sacerdote appesa ad un albero.

«Oggi è il mio compleanno - ha proseguito - sono venuto a salutarlo perché so che mi avrebbe preso in giro per l’età, come faceva sempre. Mi avrebbe dato del “vecchio”, io gli avrei risposto “eh, prima o poi ci arriverai anche tu alla mia età” e ci avremmo riso su. Mi piace pensare che, ovunque sia, gli auguri me li stia facendo lo stesso, e che sorrida. Mi mancherà tantissimo. Mancherà tantissimo a tutti».

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