Como: dormitorio, promesse a vuoto
Un anno dopo ancora non c’è

Lo spazio di via Sirtori verso la chiusura e manca un’alternativa. Bernasconi (Caritas): «Emergono nuove povertà legate alla pandemia»

A distanza di quasi un anno da promesse e annunci, il nuovo dormitorio non c’è. Nel frattempo però, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, i senzatetto sono tornati a riaffacciarsi nel cuore della città, di nuovo sotto i portici di San Francesco.

Non bastassero le situazioni problematiche ormai note, le associazioni che lavorano con i bisognosi sottolineano che la crisi economica sollevata dall’epidemia porterà presto per strada un numero considerevole di persone. Il centro d’accoglienza approntato per il coronavirus in via Perti, la palestra messa a disposizione dal Comune, ha come termine il mese di giugno.

Ancora nulla di certo

I locali offerti dall’Asst in via Cadorna per eventuali clochard positivi non sono mai stati usati e non avranno in futuro una simile destinazione. Così ha spiegato l’assessore alle politiche sociali Angela Corengia al consiglio comunale riferendo che il tavolo per la grave marginalità si riunirà, appena possibile, per riprendere un confronto sul futuro dormitorio.

Il consiglio, lo ricordiamo, aveva approvato una mozione per aprire un nuovo dormitorio a luglio dell’anno scorso.

Crescono i bisogni

Quanto a via Sirtori, il centro della Caritas che ha prolungato l’emergenza freddo, a breve verrà usato per altri scopi. Con ogni probabilità dal mese prossimo. «Non c’è una data, ma in linea di massima sarà giugno – dice il direttore della Caritas Roberto Bernasconi – le strutture per l’accoglienza erano temporanee e bisognerà arrivare a un dunque. Alle fatiche quotidiane si sommerà quella della crisi post epidemia. Non dobbiamo spaventarci, la carità cristiana unità è già in azione. Sul dormitorio riprenderemo a discutere, negli ultimi tre mesi il dialogo è rimasto fermo».

A giugno non manca però molto. «I numeri dei senzatetto presenti nei vari centri in città sono gli stessi dell’anno scorso – spiega Paola Della Casa referente del tavolo per la marginalità – la preoccupazione è che molte persone a breve resteranno per strada. Perché il mercato del lavoro è bloccato e molti cittadini perderanno il posto. Il destino del Cardinal Ferrari, come noto, è un altro, e con il Comune non ci siamo ancora incontrati per riprendere i ragionamenti fatti insieme mesi prima». n 
S. Bac.

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