«La nostra Chiesa, vicina ai bisognosi contro l’indifferenza»

La messa Dal cardinale Cantoni il riconoscimento della «costante sinergia con le organizzazioni civili» - Il grazie del vescovo ai volontari impegnati sul campo

Una Chiesa che «non si è lasciata condizionare dal torpore della indifferenza, non ha chiuso le porte alle diverse necessità di tanti fratelli e sorelle, non è stata priva di impegno a servizio della dignità delle persone, della difesa dei diritti umani, nella ricerca di strategie di accoglienza dei profughi, della vicinanza ai poveri, ai bisognosi, alle famiglie in difficoltà e ai senza tetto». Tutto questo grazie all’opera instancabile di molti volontari, «contraddistinti però da un’età media piuttosto avanzata».

Di questo ha parlato – volendo tratteggiare un ritratto della Diocesi di Como – il cardinale Oscar Cantoni nel corso del solenne pontificale di fine anno, concluso come da tradizione con il canto del “Te Deum”, inno di ringraziamento e di lode.

Il 31 dicembre in Duomo, in particolare, il vescovo ha sottolineato con piacere la «costante sinergia con organizzazioni civili e laiche» che la Chiesa lariana è riuscita a instaurare in questo tempo. E ha menzionato due realtà decisamente simboliche, vale a dire «la proposta del “Progetto Betlemme”, che ha interessato tredici nostre parrocchie, coinvolgendo molti volontari locali» e «l’impegno del Fondo di solidarietà Famiglia-Lavoro», rilanciato dopo l’emergenza della pandemia.

«Mi pare di poter affermare con assoluta sincerità – ha aggiunto Cantoni in Cattedrale, alla presenza delle autorità civili e militari di Como, a partire dal sindaco Alessandro Rapinese – che la nostra Chiesa si impegna a guardare con misericordia l’umanità, ricentrando tuttavia continuamente lo sguardo su quello di Dio, per essere un’immagine viva della sua sollecitudine nei confronti dei suoi figli». Nel ricordare, comunque, che «la Chiesa non è una onlus», il vescovo ha evidenziato come la realtà ecclesiale comasca si sia «impegnata a imitare la carità di Cristo, prolungandola nel tempo e nello spazio».

Riferendosi alle sfide del giorno d’oggi, il cardinale ha poi ricordato come «un tempo la trasmissione del Vangelo avveniva dentro un tessuto di società cristiana, mentre oggi non è più così: le persone per essere impegnate in attività caritative hanno bisogno di essere plasmate dalla Parola di Dio, per maturare in loro una fede adulta, capace di portare la croce e far sì che con la loro presenza il mondo non resti fuori dalla porta delle nostre chiese».

Ecco, dunque, spiegato il senso dell’auspicio che ha quindi condiviso con i presenti. «Aiutiamoci per il prossimo anno – ha detto – a custodire il sogno di un mondo rinnovato dalla speranza e che la nostra Chiesa sia capace di essere, anche in futuro, segno profetico della carità di Cristo per il bene dei nostri territori», in un contesto non certo facile. «Non possiamo permettere che la cultura della guerra, dell’odio, della violenza si diffonda, favorita dal vuoto di pensieri, idee, cultura».

Al centro delle riflessioni del vescovo anche il Giubileo in corso, aperto solennemente in Diocesi la scorsa domenica. Cantoni si è detto «ancora commosso e stupito per lo storico evento, con uno straordinario numero di persone, al di là di ogni previsione». E, parlando di speranza, tema dell’Anno Santo, ha ricordato come questa virtù ci obblighi «ad affrontare il tempo presente senza mai rinunciare alla certezza che il bene è più forte del male e che le tempeste della vita non potranno mai avere la meglio».

Sul tema è tornato anche ieri pomeriggio, nel corso del solenne pontificale di Maria Santissima Madre di Dio, al termine del quale il cardinale ha presieduto la preghiera di affidamento a Maria della città e della Diocesi di Como. Menzionando la Giornata mondiale della pace, il vescovo ha parlato di pace, appunto, come «dono di Dio e, nello stesso tempo, frutto dell’impegno di un cuore divenuto disarmato: un compito, una missione che coinvolge tutti, dai grandi ai piccoli, dai ricchi ai poveri» e che richiede «un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA