Il volt si chiamerà Volta? «Adesso si può fare davvero»

L’esperto Il prof De Angelis, delegato alla conferenza dei pesi e delle misure - «Nome storpiato, cambiarlo non è facile. Ma a maggio se ne parlerà, ci credo»

L’appuntamento con il destino del nome dell’unità di misura della differenza del potenziale elettrico, il volt, potrebbe avvenire il prossimo maggio.

Lo racconta Alessandro De Angelis, fisico e astrofisico dell’università di Padova e del Politecnico di Lisbona, nonché rappresentante permanente dell’Italia presso le organizzazioni internazionali a Parigi. «Come delegato italiano al Bureau International des Poids et Mesures (BIPM, ovvero la conferenza internazionale dei pesi e delle misure, ndr), non avrò modo di intervenire attivamente, ma come fisico non posso che sostenere le iniziative indirizzate a modificare il volt trasformandolo in volta».

C’è anche la proposta di Butti

A Como se ne parla da tempo: la battaglia è cara soprattutto al fisico comasco Giulio Casati, ma è stata recentemente richiamata anche in consiglio comunale con una mozione, approvata, presentata dalla consigliera di maggioranza Patrizia Tagliabue.

De Angelis spiega però che da qualche tempo i fisici che gravitano intorno al BIPM stanno «discretamente sondando la possibilità di effettuare questa modifica». Opportunità unica, viste due coincidenze temporali d’eccezione. La prima, l’appuntamento dal 20 al 22 maggio presso la sede dell’Unesco e poi a Versailles della conferenza straordinaria del BIPM, indetta per il suo 150esimo anniversario, (normalmente, le riunioni di questo ente si svolgono ogni quattro anni). «Alla conferenza è anche stato proposto un poster del sottosegretario all’innovazione tecnologica della presidenza del consiglio, Alessio Butti, che contiene la stessa idea di cambiare la denominazione», spiega De Angelis. E la seconda coincidenza temporale è l’avvicinarsi del 2027, che, come ricorda il fisico è anche l’anno «in cui ricorre il bicentenario della morte dello scienziato comasco». Se la proposta di modifica del nome dell’unità di misura dovesse essere accolta già a maggio dal BIPM, allora verrebbe poi votata nel 2026.

Un’operazione non facile, che non solo richiede l’approvazione di commissioni scientifiche dedicate e il consenso unanime dei Paesi aderenti al BIPM, ma anche implicazioni più pratiche ricordate da De Angelis stesso: «Comporterebbe la necessità di aggiornare abitudini, libri scolastici, manuali degli apparecchi elettrici. Dovremmo aspettarci qualche decina di anni di confusione».

Uno sguardo alla storia

E allora, verrebbe da chiedersi, perché insistere con questa iniziativa? «Quando ne ho parlato, alcuni colleghi mi hanno ironicamente chiesto se non ci fossero problemi più gravi. Credo però che il nome sia stato ingiustamente storpiato. Molti studenti, specialmente stranieri, non sanno che il volt deriva il suo nome dal fisico comasco Alessandro Volta. Perché non è avvenuto, per esempio, nei casi di Newton o di Joule? Bisogna guardare alla storia». Il professore racconta che fu la British association for the advancement of science a discutere, per prima, la questione della standardizzazione delle misure elettriche. «L’associazione suggerì di attribuire i nomi delle unità di misura ai padri dell’elettrologia, con possibili deroghe alla grafia corretta per rendere i nomi più facili da ricordare e pronunciare». Così avvenne la storpiatura, poi confermata tra 1946 e 1948, quando il BIPM inserì le unità elettriche all’interno del sistema internazionale delle unità di misura. Il volt non è l’unico a mantenere la storpiatura assegnata nel 1800: anche il farad (dallo scienziato inglese Farady) condivide lo stesso destino. «Non resta che incrociare le dita - conclude De Angelis - e sperare che sia la volta buona».

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