Stabile il numero dei matrimoni in città. Ma diminuiscono quelli con rito religioso

Società Secondo il Comune il 74% delle nozze registrate nel 2024 si è celebrato con rito civile - Il direttore dell’Ufficio pastorale per la famiglia: «La vita è spesso lontana dalla comunità»

In città ci si sposa meno di un tempo, ma negli ultimi tre anni a fronte di un dato costante di cerimonie, a ridursi sono soprattutto quelle religiose. Nel 2024 ci sono stati infatti, secondo le statistiche di Palazzo Cernezzi, 226 matrimoni. Di questi, la grande maggioranza, pari cioè al 74% sono stati celebrati con rito civile. Quelli religiosi, invece, sono scesi al 26%, che corrisponde a 59 sì. Sessantanove gli stranieri che si sono sposati a Como.

Andando indietro con il calendario, nel 2023 i matrimoni sono stati 227 di cui 158 civili e 69 religiosi con questi ultimi che rappresentavano il 30%. Nel 2022 il dato complessivo era pari a 228 matrimoni (162 con rito civile e 66 religiosi).

Cosa dicono i numeri

Un calo dei matrimoni religiosi che non riguarda solo Como. A spiegarlo è don Maurizio Mosconi, direttore dell’Ufficio pastorale per la Famiglia che, oltre al sacerdote, vede la presenza nella direzione di due coppie (una di Como e una di Sondrio) e di una religiosa.

«I numeri sono questi - spiega - e hanno una rispondenza non solo a Como città, ma anche in tutta la Diocesi, comprese quindi Valtellina e Valchiavenna. Assistiamo a un calo ormai da qualche anno e, nell’ultimo triennio, ha influito anche il Covid, che ha causato alcuni ritardi. Va detto però che ormai una coppia ha tutta la libertà di decidere la forma pubblica da dare a questo momento e se vuole darla». Poi aggiunge: «Ogni anno nei primi percorsi di preparazione che iniziano in autunno e vanno avanti fino a primavera vediamo le situazioni più diverse per motivazione, fede e tenore di vita. Noi parliamo a fondo con loro e raramente emergono discorsi di preclusione di principio, ma oggi vediamo un trend di vita che, molte volte, è abbastanza lontano, anche come partecipazione alle attività della comunità». Non è un mistero che la chiesa, da tempo, si stia confrontando con nuove sfide che passano anche dalla sensibile riduzione non solo dei matrimoni, ma anche di partecipazione alle messe. Ci sono però, anche situazioni in controtendenza.

Dalla convivenza alle nozze

«Vediamo anche coppie e persone – prosegue don Mosconi – che partendo da famiglie molto lontane da discorsi legati a Dio o alla fede, alla fine gradiscono momenti trascorsi insieme come il conoscere e confrontarsi con altre coppie. Noi incentiviamo i gruppetti che si formano durante il corso fidanzati a proseguire poi i contatti e il rapporto anche successivamente». Il responsabile della pastorale per la Famiglia aggiunge spiega che si assiste sempre più spesso a persone conviventi e anche con figli che scelgono poi di sposarsi in chiesa. «Si può fare – chiarisce – e non c’è alcuna preclusione da parte della Chiesa, come più volte ha detto anche Papa Francesco. Una volta c’erano problemi, ad esempio, per il battesimo dei figli, ma anche su questo non c’è alcun ostacolo e tante coppie con figli, anche se non sposate fanno battezzare i bimbi e questo viene fatto. Anzi, è un’occasione per incontrare i genitori, parlare con loro, conoscere le loro storie». Infine tornando ai matrimoni don Mosconi dice: «Ci si sposa meno e sempre meno in chiesa, è vero, ma vediamo anche segni di speranza con persone che fanno una scelta diversa rispetto alla maggioranza. Coppie giovani, ma anche meno giovani».

© RIPRODUZIONE RISERVATA