Cronaca / Como città
Lunedì 03 Febbraio 2025
Rapinese annuncia che affiderà più nidi al Terzo settore. Le reazioni: «Servizio peggiore così, il sindaco sbaglia»
Como Coro di critiche da sindacati e minoranze. Cgil e Cisl: «Più precarietà e paghe più basse con le coop». Le opposizioni: «Investire nel sostegno alle famiglie»
Un coro di no da sindacati e minoranze accoglie le ultime dichiarazioni del sindaco Alessandro Rapinese sull’accelerazione dell’affidamento dei nidi al terzo settore. Fra le critiche ricorrenti, gli effetti negativi sulla qualità del servizio dell’aumento della precarietà del personale.
«Mi chiedo - dice Stefania Macrì della Cgil - come Rapinese possa pensare di risparmiare denaro mantenendo la medesima qualità: il risparmio peserà sulle retribuzioni delle future educatrici, determinando un’altissima mobilità del personale e un peggioramento della continuità educativa. E poi spieghi cosa vuol dire che affiderà il servizio a enti del territorio: dovrà fare delle gare quindi non è assolutamente detto che vincano cooperative di Como».
Le assunzioni
Macrì smentisce poi il parallelo fatto da Rapinese con Bologna: «È del tutto infondato, e comunque si fa riferimento a un momento in cui le assunzioni erano bloccate, ora non è più così. Il Comune di Como può assumere e sta decidendo di non farlo, svalutando i suoi nidi». «Lotteremo per mantenere il servizio pubblico - le fa eco Nunzio Praticò della Cisl - Ci sono già segnali degli effetti negativi dell’esternalizzazione sulla gestione, l’organizzazione e l’integrazione fra pubblico e privato». L’altissimo turn over, secondo Praticò, a causa delle cattive condizioni contrattuali - l’educatrice di una coop guadagna circa il 20% meno di quella assunta dal pubblico - mina la continuità del servizio. «La gestione migliore non è quella economicamente più vantaggiosa, i bambini non possono essere considerati dei centri di costo ma devono essere oggetto della più alta attenzione della società: o non riusciremo a combattere l’inverno demografico». Per Patrizia Lissi, capogruppo Pd in consiglio comunale, «il disegno di Rapinese è stato chiaro da subito: c’era un bando per assumere educatori e lui l’ha stracciato. Un fatto ancora più grave alla luce del fatto che alcuni bimbi del Magnolia non sono stati accettati proprio per la mancanza di educatori. Il sindaco sta smantellando tutto il lavoro fatto in questi anni, i nidi erano il fiore all’occhiello dell’amministrazione. Il Comune non è un’agenzia immobiliare, ma un’istituzione che deve erogare servizi. I soldi ci sono. E Bologna non c’entra niente: Rapinese vada a informarsi». «Tutte queste esternalizzazioni non possono che far male al Comune - dice Alessandro Falanga di Forza Italia - Si porta via tutto il know how del personale, non solo dei nidi. E al terzo settore bisognerebbe applicare lo stesso contratto di quelli pubblici».
Per Elena Negretti (Lega), il sindaco «si accanisce nel gestire la città come se fosse una sua “attività” privata. Nessun dialogo, nessun coinvolgimento, nessun confronto,solo decisioni calate dall’alto con la sua tradizionale protervia».
Servizio azzerato
«Abbiamo bisogno di nidi - è il commento di Barbara Minghetti di Svolta Civica - Un conto è aprire una parte del mercato ai privati e un conto è azzerare i nidi comunali, che sono una ricchezza da sempre per la città di Como». «Non sempre privatizzare un servizio è indice di mantenimento di qualità del servizio e delle tutele per i lavoratori - dice Lorenzo Cantaluppi di Fratelli d’Italia - Le ragioni economiche di tali chiusure non trovano giustificazione, come d’altro canto non la trovavano in tutte le altre perpetrate da questa amministrazione».
Vincenzo Falanga (Comitato genitori) parla di «visione miope» che non considera le esigenze delle famiglie. «In questo campo i costi sono investimenti: non possiamo parlare di nidi solo in base a dinamiche di bilancio, dobbiamo guardare agli equilibri sociali. E il Comune oggi ha un bilancio che gli consentire di sostenere questi servizi, non farlo è una scelta politica».
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