Como: no Green pass
In cento bloccano la città

Flop della manifestazione, ma il corteo sul lungolago manda in tilt il traffico nel pomeriggio. Urla e pesanti critiche dagli automobilisti in coda: «Tornate a casa». Al microfono parla anche un avvocato

Lungolago bloccato nel tardo pomeriggio di ieri e disagi alla viabilità lungo il “girone”. Motivo? Il corteo organizzato dai contrari al Green pass, cui hanno aderito poche persone, un centinaio in tutto.

Dopo essere rimasti un’ora in piazza Cavour, attorno alle 19 il gruppetto si è spostato verso il Monumento ai caduti, percorrendo un tratto del lungolago.

Le forze dell’ordine hanno bloccato il traffico per una decina di minuti per consentire il passaggio (il corteo era autorizzato): ciò è bastato per creare disagi e rallentamenti per le vetture in fila. Decine di comaschi, alla guida di motorini e di macchine, hanno protestato suonando il clacson e molti hanno inveito contro i manifestanti, invitati nel migliore dei casi a «tornarsene a casa».

Slogan e striscioni

La coda, al momento della riapertura della strada, arrivava fino in piazza Matteotti.

L’iniziativa è cominciata alle 18. L’ennesimo appuntamento, organizzato via social e in concomitanza con altre città d’Italia, ha visto la presenza dell’avvocato Frida Chialastri che ha risposto alle varie domande da parte dei presenti, molte sulla scuola.

In piazza anche un volto noto a Como, Ida Sala, da sempre in prima linea nelle battaglie per la vita indipendente e candidata alle scorse elezioni nella lista della Prossima Como.

«Siamo qui perché siamo cittadini italiani – ha detto al microfono Chialastri – persone libere e consapevoli di esercitare i nostri diritti politici e civili». È stato citato l’articolo 32 della Costituzione (dedicato alla tutela della salute) ed è stata rivendicata la libertà di scelta. Ma, soprattutto, il Green pass è stato definito uno strumento discriminatorio, lesivo addirittura secondo gli organizzatori dell’articolo 2 della Costituzione, che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. Nel suo intervento, l’avvocato ha fatto riferimento a presunte cure per il Covid in grado di guarire le persone «senza essere scelleratamente intubate». Tante domande sono state concentrate sulla scuola, è stato chiesto come aggirare il controllo sul certificato verde (in questi giorni di ripresa, al plesso di via Brambilla è stata chiamata la polizia per allontanare una collaboratrice scolastica che pretendeva d’entrare a scuola senza Green pass). Diversi gli striscioni, tutti inneggianti alla libertà di scelta e contrari al certificato verde.

Chiamata sui social

Come le altre volte, nessuna associazione o gruppo comasco ha rivendicato l’organizzazione della protesta: già in settimana però, nei gruppi Telegram di riferimento della galassia ostile al certificato verde introdotto dal governo era indicata la manifestazione comasca, insieme con quelle di tante altre città italiane, segno quindi dell’esistenza di un legame con una rete nazionale più ampia. Whatsapp e Telegram sono i mezzi più utilizzati fra i partecipanti per passarsi le notizie e le informazioni: in particolare, i gruppi principali sono «Basta dittatura!» e «No green pass», proprio su Telegram.

Guardando ai partecipanti, non si notavano simboli politici o d’appartenenza a partiti e movimenti.
A. Qua.

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