Setificio, opera di Arturo Martini in mezzo ai rifiuti: «Posto infelice, spostatela»

La denuncia La scultura di uno dei più grandi del Novecento nel sottoscala del Setificio, davanti i cassoni dei rifiuti

Como

La scultura di uno dei più grandi del Novecento nel sottoscala del Setificio, davanti i cassoni dei rifiuti.

È la Famiglia Comasca a segnalare, con tanto di fotografia, la presenza di un tesoro con ogni probabilità dimenticato in un angolo affatto visibile del Setificio. Nel sottoscala esterno, dal lato della piazza che guarda l’università, proprio dietro a dove i collaboratori scolastici sistemano gli scatoloni di cartoni e i bidoni della plastica per il ritiro della differenziata, c’è un bronzo di Arturo Martini.

«Impegno monumentale»

È l’opera che uno dei massimi esperti internazionali, il professore della Ca’ Foscari Nico Stringa, descrive nel suo “Catalogo ragionato delle sculture” come «un’opera di impegno monumentale che prosegue la ricerca delle composizioni di alto rilievo della metà degli anni ’20». L’alto rilievo è un monumento dedicato agli alunni del Setificio di Como caduti in guerra ed è datato 1930. Commissionata all’epoca da Giovanni Balbis, studente di Torino che a Como con Carlo Bari aprì una famosa azienda serica, dopo il conflitto mondiale l’opera ha atteso di essere collocata all’interno della scuola.

Nel 1947 finalmente l’esposizione in via Carducci, allora sede del Setificio. Quindi dal 1974, costruito il nuovo istituto di via Castelnuovo, è stata sistemata nella piazza a lato dell’aula magna. «Ma non si vede, è nel sottoscala, non ha luci, davanti ci sono scatoloni e bidoni – dice l’esperta d’arte comasca Roberta Lietti – eppure ha un valore artistico, culturale ed economico di grande importanza. Martini è uno dei maggiori esponenti dell’arte del Novecento. A Treviso, la sua città natale, gli hanno di recente dedicato una mostra di successo. Questo tesoro è sfuggito alla memoria di Como e merita di essere valorizzato». Anche il presidente della Famiglia Comasca Daniele Roncoroni si unisce all’appello.

«Io in realtà ho già notato quest’opera - dice Gianluca Mandanici, il nuovo preside del Setificio nominato soltanto a settembre – la cui collocazione come ovvio non ho deciso io. Ma se è così è chiaro che merita una diversa visibilità. Quel sottoscala è uno dei pochi spazi dove i collaboratori possono conferire cartoni e plastica, non è certo un luogo adatto».

«Da valorizzare»

«È un posto infelice, l’unico dove i furgoncini dei rifiuti riescono ad arrivare per il ritiro – dice Roberto Peverelli, preside del Setificio fino all’anno scorso – di fatto questo spiazzo prima più vivo e di passaggio oggi è usato dal vicino ateneo come parcheggio. Più volte ci siamo interrogati, ma non è facile trovare una soluzione. Dentro al Setificio l’opera diventerebbe visibile soltanto a studenti e docenti. Del caso si è a lungo occupato l’ex direttore del museo della Seta Paolo Aquilini . La mia speranza è che quando finalmente l’aula magna ex Politecnico verrà ristrutturata e riaperta lì non potranno più accedere le auto e non potranno più essere lasciati i rifiuti, così da poter valorizzare l’opera del Martini».

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