Como: piovono certificati
Centinaia di prof resteranno a casa?

Molti indicano di essere “fragili” e a rischio. Il medico deciderà sull’esonero. Presidi preoccupati

Un altro grande problema rischia d’arrivare sul tavolo delle scuole comasche, a pochi giorni dalla ripresa.

Il Covid, infatti, porta con sé una questione, ancora irrisolta, ma potenzialmente deflagrante per gli istituti del territorio: si tratta dei “lavoratori fragili”, non pochi nella nostra provincia.

Secondo la legge, rientrano nella categoria le persone affette da più patologie, cui si possono aggiungere gli over 55 per i quali il medico Inail ritenga necessaria una sorveglianza sanitaria particolare.

In questi giorni, in tanti stanno segnalando la propria condizione alle scuole oppure stanno telefonando ai sindacati per avere informazioni. La volontà di molti, in una situazione pandemica non risolta, è ricevere tutele maggiori per la propria salute. Fino all’esonero del servizio.

Mancano le linee guida

«L’iter prevede che le richieste siano sottoposte alla valutazione da parte del medico competente della scuola – spiega il preside del Setificio Roberto Peverelli – quello che succede dopo, al momento, non è stato chiarito. Non si sa se saranno messi in malattia, se potranno lavorare da casa oppure si creerà una nuova situazione, oggi inesistente». Alcune scuole, per esempio l’istituto comprensivo Como Rebbio, hanno predisposto un documento affinché il lavoratore potesse segnalare la propria condizione. «Si tratta di fragilità documentate – aggiunge la preside Daniela De Fazio –. Da noi, in una decina hanno fatto la visita e, su disposizioni del medico, prenderemo le precauzioni per ridurre il rischio di contagio, per esempio evitare la mensa, ridurre le ore di contatto in classe e alcuni tipi di dispositivi».

Mancano però linee guida chiare su cosa fare: vanno messi in malattia e lasciati a casa? Dichiarati parzialmente o totalmente inidonei e spostati ad altro servizio? Oppure può bastare l’adozione di maggiori precauzioni come per esempio l’uso di mascherine con eventuale visiera? Se prendesse piede la prima opzione, sarebbe un ulteriore grande grattacapo da risolvere per gli istituti, ai quali servirebbero sostituti in pochissimo tempo.

Anche perché, la popolazione docente in provincia è piuttosto anziana: sono oltre duemila gli insegnanti con più di 55 anni, circa il 30%. «Abbiamo ricevuto parecchie telefonate, almeno una settantina, in cui i lavoratori ci chiedevano informazioni – commenta Gerardo Salvo, segretario provinciale della Uil Scuola – oltre ai docenti, in provincia si contano tanti collaboratori scolastici già con la riduzione del carico di lavoro o con più di 55 anni».

Le soluzioni online

Come se ne esce? «Dipende molto da come si rientrerà a scuola – aggiunge Salvo - Per esempio, gli insegnanti, da casa, potrebbero comunque usare la didattica online, oppure essere spostati su altri progetti, diminuendo il contatto con i ragazzi e riducendo la possibilità d’infettarsi. Anche gli amministrativi potrebbero lavorare in smart working. Per i collaboratori scolastici, invece, è più complicato».

Segnalazioni, sebbene non numerose, sono arrivate anche alla Cisl: «Si tratta di casi reali, effettivi, non certo frutto di opportunismo – conclude Albino Gentile, segretario della Cisl Scuola dei Laghi - Non dimentichiamoci che oggi abbiamo una popolazione di collaboratori scolastici che ha un’età molto avanzata e una serie di patologie dichiarate e comprovate».

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