Cronaca / Como città
Domenica 22 Novembre 2020
Como: «Ricoveri tardivi,
Ecco perché tanti morti»
In un convegno organizzato da “Motore sanità” le voci di virologi e infettivologi sulle cure domiciliari.L’ex direttore del Valduce: «Livello di mortalità troppo alto, significa che c’è un problema di medicina territoriale»
Nove malati di Covid su dieci sono a casa, ed è nelle case che occorre iniziare a combattere il virus. “Motore sanità” (ente il cui obiettivo è quello «di contribuire al progresso della ricerca scientifica e delle conoscenze scientifiche») ha organizzato un seminario sulla gestione dei pazienti per parlare di pandemia, ma anche di telemedicina e di assistenza domiciliare.
Il presupposto: troppi decessi
«Ci siamo accorti che uno dei problemi maggiori che abbiamo è quello che i pazienti arrivano in ospedale troppo tardi - ha spiegato il direttore scientifico Claudio Zanon, direttore sanitario uscente del Valduce -. Abbiamo sul territorio il terzo indice di mortalità a livello mondiale. Questo significa che esiste un problema di medicina territoriale. Se ne parla molto, ma poi non si prendono le dovute misure». I focus del seminario sono la terapia e la presa in carico domiciliare dei paziente affetto da Covid. «Il 90% dei pazienti viene gestito in maniera domiciliare - ha affermato Giulio Gallera, l’assessore alla Sanità regionale -, quindi il tema dell’assistenza sul territorio è centrale. Negli anni non ci sono stati investimenti utili a valorizzare la figura del medico di famiglia, anche i corsi di formazione messi a disposizione hanno raggiunto un numero ridotto di medici rispetto a quanto necessario. Non basta aumentare i posti letto, occorre sostenere i medici e dotandoli degli strumenti adatti mettendoli quindi nelle condizioni di lavorare al meglio».
Negli scorsi giorni ai medici sono stati inviati dei protocolli per la cura del Covid a casa. «Per quanto riguarda le terapie – ha dichiarato Antonio Cascio, primario di Malattie infettive del Policlinico di Palermo - raccomando di utilizzare il paracetamolo o l’acido acetilsalicilico qualora la temperatura superi i 38, 38 e mezzo. Bisogna stare attenti a non esagerare, massimo tre grammi al giorno. Per quanto riguarda gli antibiotici sono contrario al loro utilizzo come profilassi all’inizio della malattia. Devono essere usati durante il decorso se c’è una sovra infezione batterica. Il cortisone non deve essere dato perché durante le prime fasi potrebbe favorire la replicazione del virus. Serve quando la patologia assume una certa gravità. L’eparina è giusto darla se il paziente ha segni di polmonite».
Meglio non stare a letto, ma muoversi, mangiare leggero, idratarsi e dormire in posizione prona. «Per i pazienti asintomatici non devono essere utilizzati farmaci - ha aggiunto Barbara Rebesco, direttore Alisa per le politiche del farmaco - per i pazienti lievi siamo d’accordo per il paracetamolo, l’antibiotico solo se c’è una sovrapposizione batterica e niente cortisone salvo quando serve ossigeno». «Il protocollo per la cura domiciliare - ha detto Matteo Bassetti, primario del Policlinico San Martino di Genova - deve essere il più semplice possibile. Fino a oggi sono stati dati troppi farmaci ai pazienti a casa».
Una nuova sanità?
La sanità dopo il Covid sarà diversa da quella di oggi. «Gli ospedali - ha detto Luigi Bertinato, per la segreteria scientifica dell’Istituto superiore della sanità – dovranno essere in grado di fornire servizi da remoto a migliaia di pazienti. Senza posti letto, ma funzionando sette giorni su sette giorno e notte. Non sarà possibile attuare queste nuove forme di ospedali sugli attuali modelli di sanità territoriali, stante il fatto che le dimissioni precoci o l’alternativa ai ricoveri impatteranno in misura importante sull’assistenza al di fuori dell’ospedale, sia quella domiciliare che nelle strutture sanitarie».
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