Cronaca / Como città
Mercoledì 21 Agosto 2024
Como senza case, Rapinese: «Da Fermi
non prendo lezioni»
La polemica Il sindaco contro l’assessore regionale: «Comico che mi dia lezioni, aspetto che lo faccia anche su come si vince senza partiti, che lui cambia con la stessa rapidità con cui io cambio le camicie»
È scontro tra il sindaco Alessandro Rapinese e l’assessore regionale Alessandro Fermi, che poche ore fa era intervenuto sul tema degli affitti troppo elevati e sulle case vacanze auspicando un intervento delle amministrazioni comunali per aiutare i lavoratori di servizi essenziali (infermieri, autisti, ecc) a trovare alloggi a prezzi calmierati.
«L’allegra combriccola»
«Esistono due modi di concepire il mondo - dice Rapinese -: uno liberale e uno socialista. Per quanto riguarda quello che il privato fa dei suoi beni mi sembra che sia già stato chiarito e di certo non partirò con espropri proletari o, come alcuni partiti o esponenti cattolici gradiscono, occupazioni abusive. Il privato faccia dei suoi beni che si è pagato e sui cui paga cospicue tasse quello che ritiene, altrimenti ci troveremo chi oggi investe negli immobili e dà lavoro a migliaia di persone che si comprerà un diamante o un lingotto d’oro e lo metterà in cassaforte. A quel punto il denaro smette di circolare, gli Stati non incassano più imposte e le città diventerebbero tutte delle nuove Ticose fino a quando lo stato socialista non provvede, e la storia insegna che, alla fine, lo stato non provvede mai».
Fatta questa premessa per ribadire che le case vacanze non si toccano (lo stesso Fermi le aveva difese), Rapinese entra nel merito della questione del patrimonio comunale e sferra il primo attacco. «Il 29 giugno del 2022 - dice - divento sindaco di un capoluogo in cui tutti gli immobili di proprietà pubblica erano a “cagnotti” e, giusto per non farmi mancare niente, vengo messo sotto processo per le condizioni di Palazzo Cernezzi quando fin dal 1983 il sindaco Spallino ben sapeva che non fosse a norma, però nei guai ci sono finito solo io dopo undici sindaci. Che sfortuna. È interessante ciò che dice Fermi, ma se consideriamo che sulla proprietà privata non metto becco, rimangono gli immobili pubblici e Fermi è proprio l’uomo giusto con il quale posso parlarne avendo rappresentato a livello territoriale tutti e tre i partiti che hanno non solo massacrato il patrimonio della mia città ma lo hanno gestito in una maniera così dilettantesca che hanno pure perso il treno dei bonus con i quali le altre province lombarde si sono tirate a nuovo, a spese dello Stato, centinaia e centinaia e centinaia di immobili, mentre Como non è riuscita ad intercettare un solo centesimo». E rincara subito dopo la dose mettendo nel mirino tutto il centrodestra: «Ringrazio Fermi per i consigli, ma è assurdo sentirmeli dare dal massimo esponente politico della “catastrofe” del mio Comune. Penso che prima dovrebbe cospargersi il capo di cenere con i suoi colleghi Alessio Butti, Sergio Gaddi e tutta l’allegra combriccola».
«Precedenza ai comaschi»
Chiarisce poi che ha affidato ad Aler i primi 297 alloggi e che i prossimi 480 passeranno entro la fine dell’anno. E precisa: «Se devo ristrutturare degli immobili li devo dare a chi ha problemi di alloggio perché prima di pensare a chi a Como deve venire a lavorare, seppur preziosissimi, devo pensare a quei comaschi a cui le varie crisi negli anni hanno tolto tutto. Abbiamo abitazioni di prossima consegna, ma il vero dramma è che per quanti noi ne ristrutturiamo ce ne sono di più che nel frattempo diventano inagibili». E sulla sollecitazione di Fermi affinché i sindaci si attivino per appartamenti a costi agevolati dice: «Mi piacerebbe, ma poi chi spiega a persone in grave difficoltà che do case ai lavoratori? Di progetti con i privati ne abbiamo aperti molti, dalla Ticosa a Muggiò, dal Belvedere al centro unico di cottura quando lui, Gaddi e Butti non ne hanno mai visto uno da quando avevano i calzoncini corti. È comico che me lo venga ad insegnare, aspetto che lo faccia anche su come si vince senza partiti, che lui cambia con la stessa rapidità con cui io cambio le camicie».
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