Cronaca / Como città
Lunedì 09 Marzo 2020
Como, ucciso per errore
dopo un tragico gioco
«Pensavo che la pistola fosse scarica»
La versione dell’uomo accusato dell’omicidio colposo dell’amico, vittima di un gioco folle. La vittima gli ha chiesto: fai finta di spararmi. Lui aveva tolto il caricatore dalla Glock, ma non il colpo in canna
Un gioco folle finito in tragedia. Tutto per colpa di una leggerezza che si è rivelata letale. Disperato, Antonio Ballan ha confessato che sì: a sparare a Roberto Fusi è stato lui. Ma che pensava che la pistola fosse scarica, quando ha premuto il grilletto.
I carabinieri della compagnia di Como sono riusciti a ricostruire l’assurdo venerdì sera costato la vita al comasco di 51 anni di via Zezio, ritrovato morto con un colpo di pistola alla testa e una pistola accanto al corpo in una piazzola ai lati della Lariana, a Faggeto Lario. Ricostruzione resa possibile non solo dalla confessione dell’uomo che ha materialmente ucciso Roberto Fusi (Ballan ha ammesso tutto interrogato dal pm Mariano Fadda alla presenza del suo avvocato, il legale comasco Riccardo Guido), ma anche dalla testimonianza di altri due amici che erano presenti nell’abitazione di via Teresa Ciceri teatro della tragedia. E allora eccola la sequenza di quel venerdì di straordinaria follia.
La ricostruzione
Antonio Ballan invita a casa sua, a cena, due amici: il figlio quarantenne della sua ex compagna, morta lo scorso anno a causa di una malattia, e un quarantacinquenne. Assieme mangiano una pizza da asporto. Subito dopo cena il gruppo viene raggiunto anche da Roberto Fusi. Nel corso della serata di chiacchiere, tra una birra e una battuta, il gruppetto chiede a Ballan di poter vedere le sue pistole, regolarmente detenute in casa. Lui accetta, va a prendere le armi, toglie i caricatori e le dà agli amici. Quindi si assenta per andare in bagno e, quando ritorna, vede che Fusi è particolarmente interessato a una Glock 9x21. Ad affascinare i presenti è il fatto che l’arma ha in dotazione un puntatore laser. Gli amici iniziano a usarlo per mirare verso la finestra prima, qualche suppellettile poi fino a quando Fusi - versione confermata da tutti i presenti - avrebbe chiesto a Ballan: dai puntamela alla testa e spara. Il proprietario delle armi esegue: piazza il laser sulla testa del cinquantunenne di via Zezio e preme il grilletto.
Anziché l’atteso clic, la pistola spara. E Roberto Fusi s’accascia: ucciso sul colpo. Gli altri due amici, terrorizzati, se ne vanno di casa. Ballan, sotto choc, decide di prendere una coperta, di avvolgere il corpo, di caricarlo in auto e di portarlo a Faggeto, dove sarà trovato il mattino dopo. Lui ha negato di aver avuto intenzione di sbarazzarsi del cadavere gettandolo nella cava. In ogni caso a suo carico non vi è alcuna contestazione riguardo a un occultamento di cadavere.
L’arresto
Al termine di una inchiesta lampo, i carabinieri hanno arrestato Ballan ma non per il delitto - a suo carico, infatti, è scattata l’accusa di omicidio colposo e non volontario - quanto piuttosto per la detenzione illegale di arma da fuoco, una carabina calibro 22 residuato bellico del nonno, e per il porto abusivo della Glock fino a Faggeto, dov’è stata ritrovata accanto al corpo.
In attesa dell’interrogatorio di convalida dell’arresto, che si terrà domani al carcere del Bassone, carabinieri di Como e Procura stanno cercando di chiarire alcuni passaggi ancora non chiari. Innanzitutto: come faceva a esserci un colpo in canna, visto che l’uomo aveva tolto il caricatore?
L’unica spiegazione è che qualcuno abbia (come si dice in gergo) “scarrellato”, ovvero tirato indietro il caricatore facendo scivolare nella canna il proiettile. Ballan ha assicurato di non averlo fatto. Ha detto di aver tolto il caricatore prima di consegnare le armi agli amici. Ma ha anche riferito che non sa cos’abbiano fatto i tre ospiti quando lui si è allontanato per pochi minuti per andare in bagno. Qualcuno ha “scarrellato” in sua assenza?
Al momento i carabinieri e il pubblico ministero ipotizzano a suo carico l’omicidio colposo, la detenzione di arma clandestina - la carabina non ha alcun numero di matricola - e il porto abusivo della pistola.
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