Sbarrato da cinque anni: viaggio nel cuore dell’asilo Sant’Elia

Razionalismo Il sopralluogo di sindaco e assessori per valutare le condizioni del gioiello di Terragni - Politecnico al lavoro per definire il possibile recupero

Le porte dell’asilo San’Elia si sono chiuse definitivamente poco più di cinque anni fa, per la precisione nel luglio del 2019. L’obiettivo era un intervento di restauro ai controsoffitti ma un anno più tardi (non erano mancate le polemiche) si era di fatto bloccato tutto per la necessità di un confronto con la Soprintendenza con l’obiettivo di «definire il quadro complessivo degli interventi necessari ad assicurare il restauro completo dell’edificio, e per procedere a tutti gli adeguamenti di legge». Un piano complessivo di recupero, insomma, della struttura progettata nel 1935 e realizzata nei due anni successivi dal Terragni con lo scopo di poter risolvere le esigenze del nuovo quartiere operaio che stava sorgendo nella zona. Edificio diventato un monumento presente su tutti i libri di architettura razionalista e meta (nonostante l’abbandono) di visitatori stranieri e appassionati.

Nei giorni scorsi le porte si sono riaperte per un (nuovo) sopralluogo dell’amministrazione comunale con il sindaco Alessandro Rapinese e gli assessori Enrico Colombo (Cultura e Turismo), Maurizio Ciabattoni (Lavori pubblici), Chiara Bodero Maccabeo (Parchi ed Eventi) e Michele Cappelletti (Ambiente e Attività produttive). La polvere si è depositata su ogni cosa in questi anni e in alcuni punti il pavimento è rovinato e ci sono interventi da fare sia sulle parti esterne (dalle facciate ai corrimano arrugginiti) sia all’interno dove, ancora, ci sono i giochi dei bambini. Bambini che, in quello spazio, secondo il primo cittadino non dovranno più tornare poiché l’asilo è destinato a diventare un polo museale e culturale dedicato a Terragni e al Razionalismo.

Nella struttura si vedono i segni del tempo e dell’assenza di manutenzione che ha portato alla necessità di un intervento radicale (dagli infissi alla tinteggiatura, dal giardino ai singoli locali). Quello che colpisce, come del resto in tutte le opere di Terragni (su tutte la Casa del fascio) è la luce, che arriva da ogni parte, da ogni singolo vetro e illumina l’interno con un gioco di ombre, piani e specchi.

«Con il sopralluogo – spiega il sindaco – abbiamo anche preso contatti con l’ex dirigente e gli operai per rimuovere materiali che erano ancora all’interno ed abbiamo fatto una bella pulizia oltre a pianificare manutenzioni ordinarie in modo da garantire l’ordine in attesa del recupero. Piccole cose, ma utili a dare un po’ di decoro. Ci aspettiamo per l’estate di avere qualcosa di concreto e un quadro definitivo per capire come procedere. Ci stanno lavorando i massimi esponenti dei settori coinvolti oltre a Politecnico e Soprintendenza».

Nelle prossime settimane – e da questi tempi si capisce il perché dell’avvio della pulizia degli spazi - partiranno degli stage del Politecnico con l’obiettivo di andare a scandagliare ogni angolo della struttura e, nel dettaglio, le singole tipologie di materiali (dagli infissi alle coperture, eccetera). «Gli stagisti del Politecnico da gennaio approfondiranno tutti gli aspetti dell’asilo Sant’Elia e saranno concentrati per capire i materiali originali e quelli aggiunti successivamente per capire cosa andrà tutelato e cosa no. Alla fine di questo lavoro sapremo cosa sarà necessario fare per restituirlo alla città».

Rapinese ribadisce che non sarà più un asilo secondo il suo progetto «ma un luogo destinato alla cultura e agli eventi, parliamo di uno dei luoghi più importanti della città». Un punto attrattivo anche per i tanti turisti che già vanno a vedere l’esterno nonostante le condizioni attuali e che, con un restauro, potrebbero invece visitarlo all’interno oltre a trovare un centro informativo dedicato a Terragni.

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