Cronaca / Como città
Sabato 29 Febbraio 2020
#Comousciamodicasa
Coronavirus, Sgarbi:
«Ma quale paura
Sul lago verrei anche stasera»
Il critico tuona contro l’allarmismo «L’Italia come luogo della bellezza, non della peste»
«Ma certo che verrei sul lago di Como. Anche stasera». Vittorio Sgarbi sul Coronavirus e sull’allarmismo che si è diffuso, era già intervenuto con parole pesanti nel dibattiti politico e sui media: non esita a rincarare la dose con “La Provincia”.
È furibondo per quanto sta avvenendo e per come il nostro Paese, il nostro territorio ne siano inesorabilmente colpiti. Prima però il pensiero va al lago che in questi anni ha avuto modo di definire «tesoro d’Italia». Gli spieghiamo che qui, dove gli stranieri accorrevano fino a poco tempo fa - ormai anche sempre più indifferenti all’alternarsi delle stagioni - adesso arrivano cancellazioni a raffica negli hotel, oltre l’80%. Fuga dal lago più bello del mondo, vittima di quella campagna devastante che sta imperversando in tutt’Italia, certo, ma che qui colpisce proprio per lo strappo pazzesco dopo un continuo crescendo di presenze.
Sempre in viaggio
«L’ho detto anche in Parlamento – tuona il critico d’arte – Abbiamo avuto a che fare con dei mentecatti. Hanno creato un procurato allarme e non si sa più come uscirne». Sgarbi contesta apertamente le misure adottate dal Governo e dalle Regioni, la situazione di blocco che si è instaurata. Poche ore prima infieriva contro la chiusura di musei e teatri: «Mentre le discoteche sono aperte, a riprova di una cultura e sottocultura manifestata anche in questo modo, è oscurantismo, è medioevo, è una civiltà di untori che nelle parole inventano un male superiore alla realtà, che è grave come il male». Così ha detto nel corso del suo intervento in Assemblea legislativa, durante la seduta di insediamento del parlamento regionale dell’Emilia Romagna.
Poi, raggiunto al telefono e informato di quanto accadeva a Como, Sgarbi si è infiammato ancora, ma non ha voluto lasciarsi andare al disfattismo. Perché è convinto che si potrà venire fuori da questo momento terribile: «Avremo il rilancio dell’Italia, come luogo della bellezza, non della peste». Lui si sta muovendo in questi giorni, nessuna limitazione, nessuna paura di contagio. Viaggia, affronta i suoi impegni, mentre constata gli effetti di questa «politica miope, incapace e dannosa», come la chiama ancora una volta. Perché si è esagerato, ne è persuaso.
L’appello
E quando gli ribadiamo che Como sta vivendo un periodo deprimente, un deserto che si è formato nel giro di pochi giorni, gli chiediamo anche se lui verrebbe qui a dimostrare che si sta bene su questo lago. Anche nei giorni dell’allarmismo e dei tam tam su media e social network.
«Certo, che verrei volentieri. Arrivo anche stasera – risponde – Arrivo nel weekend, sul lago di Como». Con Como, Sgarbi ha appunto un rapporto speciale. Durante un intervento al Lido Giardino, alcuni anni fa rivolse parole intense nei confronti del Lario e dei suoi gioielli: «Mi ricordavo di Ossuccio, dov’ero stato tempo fa a trovare qualcuno. Stasera ho percorso la strada del lago al buio, ma il fascino di questi luoghi è fuori discussione». L’anno scorso fu protagonista di una partecipatissima serata delle “Primavere”, dedicata a Leonardo, al Teatro Sociale di Como. Insomma, Sgarbi qui è quasi di casa, perché ama la bellezza, l’arte, la ricchezza culturale che scenari come questi offrono. E con il suo «Arrivo» gridato al telefono, offre questa sua certezza ai turisti in fuga: state andando nella direzione sbagliata, qui c’è un lago meraviglioso, e sicuro, che vi aspetta.
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