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Cronaca / Como città
Sabato 01 Marzo 2025
Comune, maxi pasticcio sulla “bretella”. I giudici: «Smantellatela entro agosto»
Camerlata Palazzo Cernezzi ignora le sentenze del Tar e “rimedia” con una serie di atti nulli. Nuova condanna: il terreno di Lauria occupato abusivamente dovrà essere restituito com’era
Sulla carta dovrebbe andare più o meno così: da agosto non sarà più possibile, una volta raggiunto il rondò tra via Tentorio e il viadotto dei Lavatoi, imboccare il tratto di via del Lavoro che conduce verso via Belvedere e via Acquanera e, da qui, verso Albate da una parte e Muggiò dall’altra. Il Comune, infatti, dovrà armarsi di ruspe per cancellare quel tratto di strada aperto a fine 2008 e realizzato sopra un terreno privato occupato abusivamente da Palazzo Cernezzi fin dal 2011.
A leggere la sentenza del Tar che, ieri, ha accolto l’ennesimo ricorso nella tormentata storia di questa bretella stradale, si arriva alla disarmante conclusione che da almeno 14 anni il Comune non ne fa una giusta, sulla vicenda. Nessuna eccezione. Amministrazione attuale compresa.
Partiamo dal fondo, ovvero dalla sentenza che condanna il Comune a restituire un’area di circa 500 metri quadri al suo legittimo proprietario, l’Autosoccorso Lauria, e a farlo entro 150 giorni con «rimessione in pristino» (quindi smantellando la strada) e pure a proporre allo stesso Lauria, entro 90 giorni, «il pagamento di una somma di denaro» non quantificata «a titolo di risarcimento danni». Un esito disastroso, per l’amministrazione. Sia dal punto di vista economico, che da quello viabilistico, che - infine - sotto il profilo dell’immagine.
Storia iniziata nel 2008
Per ricostruire l’intera storia bisogna tornare al 2008 quando il Comune ha occupato il terreno di proprietà dell’Autosoccorso Lauria per farci la cosiddetta tangenzialina di Camerlata. Fino al 2011 l’occupazione del terreno venne motivata con questioni di pubblica utilità. Ma da quell’anno la motivazione è decaduta. Quindi la giunta Bruni prima, quella Lucini e Landriscina poi, avrebbero dovuto procedere o «all’emanazione del decreto finale di esproprio, a conclusione del procedimento ablatorio», o a «un eventuale accordo idoneo a realizzare il formale trasferimento del diritto sull’area». Così non è stato fatto. E nel 2016 gli avvocati Elia e Giulio di Matteo hanno presentato ricorso al Tar - dopo aver tentato invano di trovare un accordo con l’amministrazione - che nel 2022 ha portato alla condanna del Comune a restituire o a comprare l’area entro 120 giorni. E qui la palla passa all’amministrazione Rapinese.
Atti illegittimi
Il penultimo giorno prima della scadenza dei 120 giorni imposti dai giudici, Palazzo Cernezzi prova a “sanare” l’esproprio abusivo con un’acquisizione fatta però senza passare dal consiglio comunale. L’atto viene nuovamente impugnato dallo studio Di Matteo e solo a questo punto il famoso atto di acquisizione viene deliberato dalla giunta prima e dal consiglio comunale poi. Troppo tardi. Anche perché la delibera «è stata assunta in violazione» della sentenza del Tar.
«L’amministrazione - scrivono i giudici del Tar - non solo non ha emanato un valido atto di acquisizione entro il termine di 120 giorni assegnato, ma ha lasciato spirare anche il secondo termine di 120 giorni indicato in sentenza perdurando nell’illegittima occupazione del bene». Il risultato? Potenzialmente catastrofico per viabilità, casse pubbliche, figuraccia..
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