Confine, vita dura per i non vaccinati
Test negativo o quarantena per entrare

Nel giorno in cui il Consiglio federale ha ufficializzato l’estensione a partire da lunedì dell’obbligo relativo al “Certificato vaccinale” - l’omologo del nostro “Green Pass” - a bar, ristoranti, nonché centri fitness, eventi sportivi, concerti e piscine coperte, da Berna è giunto un altro importante annuncio che ha a che vedere direttamente con le frontiere: il Governo, preoccupato per la tenuta delle terapie intensive, ha messo in consultazione (la decisione finale è attesa per il 17 settembre) un giro di vite importante per i non vaccinati che varcheranno il confine svizzero.

Due le proposte avanzate, che vanno dal test negativo in ingresso - con un secondo test (a loro spese) dopo quattro o sette giorni dall’arrivo - a una quarantena di dieci giorni sempre con a monte la presentazione di un test negativo. Provvedimenti questi che varranno per chiunque entrerà sul territorio federale con qualsiasi mezzo, ad eccezione dei frontalieri, dei passeggeri in transito e degli autotrasportatori che attraverso il territorio federale. E così nel pomeriggio il consigliere di Stato, Norman Gobbi, al Corriere del Ticino ha detto che «i controlli diventeranno problematici», citando come caso “a tema” i ciclisti che la domenica entrano in Ticino dai valichi non presidiati. Analogo discorso vale - per diretta conseguenza - per chi si recherà in Ticino per il pieno di carburante, sempre tenendo presente che il provvedimento riguarda i non vaccinati.

Ieri anche il Governo di Bellinzona ha varato un provvedimento forte, introducendo test obbligatori «per il personale socio-sanitario non in possesso del “Certificato Covid”, che lavora a contatto stretto con pazienti, residenti o utenti vulnerabili». Test che non dovrà essere antecedente i quattro giorni. Toccherà dunque a ospedali, ma anche Rsa nonché centri diurni promuovere test mirati.
Marco Palumbo