Cronaca / Como città
Martedì 07 Aprile 2020
Coronavirus Maturità e medie,
Gli esami saranno “leggeri”
«In classe a settembre? Difficile»
Via libera al decreto del Governo: tutti ammessi e doppia opzione per le prove finali. I presidi comaschi: «Arduo pensare a un rientro in aula: le distanze minime non sono garantite»
In via eccezionale, tutti ammessi all’anno successivo. Sebbene, non mancherà la valutazione finale, con voti corrispondenti all’impegno dimostrato durante l’anno, didattica a distanza compresa. Ieri, il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legislativo sulla scuola, in sostanza confermando le ipotesi circolate nei giorni scorsi, comprese le due opzioni per l’esame di maturità (versione “light” o maxi colloquio) e di terza media (anche qui, con una prova “facilitata” o una tesina valutata con lo scrutinio finale).
Poche certezze
Ma, al momento, non è per nulla certo il rientro in classe a settembre, quando comincerà la scuola. Visti gli spazi ridotti e le classi spesso numerose, sarebbe impossibile rispettare il distanziamento sociale.
«Non è verosimile – commenta il preside del Setificio Roberto Peverelli – sia perché le scuole sono popolose, sia perché nelle aule non ci sono le condizioni per garantire la misura. Al Carcano abbiamo iniziato a ipotizzare come procedere secondo gli scenari possibili. Fra le due ipotesi, il rientro nelle classi “normale” e la ripresa a distanza, potrebbero verificarsi anche situazioni intermedie, in cui a scuola si torna, a rotazione, con piccoli gruppi di studenti, suddivisi in fasce orarie».
Sull’ammissione garantita al prossimo anno, il dirigente aggiunge: «Ho qualche dubbio, non vorrei fosse più dannoso che utile per alcuni alunni già in difficoltà da tempo. Mai come oggi, è importante che docenti e studenti mantengano l’impegno e continuino a lavorare».
Il preside del Volta Angelo Valtorta aspetta di vedere i decreti attuativi: «In teoria – spiega – si applicherebbe un concetto presente in altri sistemi europei, strutturato sulle unità didattiche di apprendimento, da superare all’interno di un percorso biennale». Quindi, la valutazione (che ci sarà) a fine anno segnerebbe le insufficienze che i ragazzi dovrebbero recuperare nel corso dell’anno successivo.
«Gli scienziati – continua Valtorta, in merito al ritorno in classe a settembre – sostengono che potremo considerarci al sicuro solo in presenza di una cura e di un vaccino. È risaputo che, col cambio di stagione, i virus si scatenano. Allora, il Governo deve mettere in campo una strategia per affrontare la questione: la didattica a distanza offre potenzialità: qualora fossimo costretti a usarla, la sfida è farlo al meglio, forti di questa esperienza che ci ha forgiato, non disperdendo il passo in avanti fatto». A proposito di virus, la dirigente dell’istituto comprensivo Como Prestino Simona Convenga fa notare come, le scuole, siano un luogo in cui le malattie si trasmettano in modo veloce. «Di solito – precisa – al rientro dalle vacanze di Natale, le classi sono dimezzate per via dell’influenza. Quindi, o la medicina trova una soluzione, oppure non c’è alternativa alla didattica a distanza, anche a settembre. Come potremmo mantenere il metro di separazione dentro le aule? Come si abolirebbero le classi “pollaio”? Anche perché la seconda ondata, secondo i medici, sarebbe molto pericolosa». Convenga trova diseducativo l’ammissione “per decreto” all’anno successivo: «Rischia di vanificare gli sforzi d’insegnanti, genitori e studenti».
«Decidere per tempo»
Per Daniela De Fazio, preside dell’istituto comprensivo Como Rebbio, la promozione per tutti e, al contempo, la richiesta di una valutazione, rischia di essere un controsenso. «Ero al liceo quando si verificò l’epidemia di colera – spiega – e fui ammessa alla classe seguente. Posso essere anche d’accordo, in linea teorica. Però, di fronte a questa decisione, qual è il senso di chiedere una valutazione che non pregiudica la promozione? Infine: mantenere le distanze nelle scuole è impossibile, i bambini sono peraltro troppo abituati alla contatto fisico. Quindi, se la situazione è ritenuta pericolosa, è giusto ricorrere alla didattica a distanza. Però, pur nell’emergenza, ci deve essere una programmazione minima, non si deve decidere all’ultimo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA