Corsi dell’Insubria all’Accademia privata. Il pm: «Poca trasparenza ma nessun reato»

Chiesta l’archiviazione Leciti i rapporti tra il Dipartimento di Scienze umane e una e-school. Sotto la lente gli incarichi ottenuti in università dall’amministratore della società di Mariano

I rapporti tra l’università dell’Insubria, in particolare alcuni componenti del Dipartimento di scienze umane, e l’accademia privata di Mariano Comense Shakazamba, non hanno violato alcuna norma. Anche se la presenza «come membri della commissione giudicatrice nei concorsi vinti» dall’amministratore dell’accademia di professori che comparivano «nella pagina del corpo docenti» della e-school «appariva poco trasparente».

La Procura di Como ha chiesto l’archiviazione del fascicolo - aperto a carico di ignoti - sui rapporti tra il Disuit di Como dell’università dell’Insubria e la scuola Shakazamba, ente privato di formazione che forniva corsi a pagamento grazie ai quali gli studenti universitari potevano acquisire crediti formativi, da spendere poi presso le proprie università.

La scorsa estate La Provincia aveva raccontato dell’esistenza di un accordo tra l’accademia privata e il Disuit (il Dipartimento di scienze umane e innovazione del territorio) sulla base del quale alcuni professori dell’Insubria si impegnavano a fornire agli iscritti della e-school privata attività di formazione sulla Comunicazione digitale, il tutto in cambio - in caso di corso - di un pagamento all’università di 4151 euro.

L’accordo con il Disuit

Quello che aveva colpito la Procura era il fatto che l’amministratore unico della società avesse vinto almeno cinque concorsi per «attività altamente qualificate di docenza» presso il Disuit e che nella commissione giudicatrice ci fossero tre professori che comparivano come docenti anche di Shakazamba.

Dopo che La Provincia aveva riportato la notizia, dal sito della società di Mariano Comense erano scomparsi dapprima tutte le schede dei docenti legati all’Insubria, quindi il logo stesso dell’università. La Guardia di finanza, coordinata dal pubblico ministero Antonia Pavan, ha scoperto che tra il Disuit e l’e-school esisteva un contratto stipulato nel dicembre 2019 che impegnava, appunto, alcuni docenti dell’Insubria nei corsi. Per questo impegno due dei docenti impegnati - che erano componenti delle commissioni che avevano giudicato l’amministratore unico dell’accademia idoneo a svolgere incarichi retribuiti presso il Disuit - avrebbero ricevuto 1350 euro a testa.

Tutto regolare

In realtà (ed è uno dei punti cruciali che ha spinto la Procura a chiedere l’archiviazione) i corsi non sono mai partiti perché di lì a pochi mesi ci ha pensato l’arrivo del Covid a far naufragare l’iniziativa. Quindi niente pagamenti e neppure crediti formativi assegnati a eventuali studenti.

Anche per questo motivo secondo la Procura non sono emersi elementi di incompatibilità tra i componenti della commissione e i candidati, compreso l’amministratore di Shakazamba.

La richiesta di archiviazione del fascicolo, che era stato aperto con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, e sulla quale dovrà ora decidere il giudice delle indagini preliminari, è stata depositata nelle scorse settimane.

© RIPRODUZIONE RISERVATA