Cronaca / Como città
Mercoledì 28 Ottobre 2020
Covid, centinaia a casa
«Tanti giovani e adulti
spesso con sintomi»
Como, i medici di famiglia: i casi sono in continuo aumento. «Con questi numeri iniziamo ad andare in sofferenza». E le unità per garantire le visite a domicilio? Un flop
Sale il numero dei positivi come pure il numero delle persone ricoverate in ospedale, ma aumentano in maniera importante anche i comaschi contagiati che vengono seguiti a casa dai medici di famiglia. Sono centinaia, hanno tra i 25 e i 55 anni, la maggioranza ha dei sintomi lievi o comunque trattabili, non mancano però i casi preoccupanti.
Da luglio fino alla metà di settembre i medici di Como seguivano uno, due casi isolati di persone positive con qualche debole acciacco. «Adesso l’aumento c’è ed è netto - spiega Paolo Iaria dal suo studio di via Varesina - io adesso seguo più casi rispetto a quanti ne seguivo a marzo e aprile. Con un monitoraggio da casa, tramite telefono e video chiamate. Ma a volte è necessario indossare la tuta e visitare a domicilio. Sento anche i colleghi e iniziamo a fare fatica».
Le Usca, le unità speciali di medici anticoronavirus, attivate dall’Ats dall’inizio della pandemia, sono soltanto due a Como mentre da direttive governative e regionali dovrebbero essere dodici.
I protocolli
«I pazienti in quarantena sono persone di mezza età - dice Gabriele Guanziroli dall’ambulatorio di via Tommaso Grossi - raramente si tratta di over 70. Sono persone che per necessità lavorative e familiari hanno più contatti, quando invece gli anziani stanno più isolati. In genere son pazienti che stanno abbastanza bene, hanno la febbre, ma sono situazioni che non arrivano al ricovero e che dunque gestiamo a casa». Paracetamolo, riposo, eventualmente punture di eparina come anticoagulante, se serve una terapia antibiotica. I protocolli non sono troppo cambiati.
«Si cerca di seguire la letteratura medica - racconta Giancarlo Grisetti, rappresentante della Federazione medici di medicina generale nella nostra provincia – consigliamo a tutti gli assistiti di comprare un saturimetro per misurare l’ossigenazione del sangue. Diciamo che otto casi su dieci sono asintomatici o hanno pochi sintomi. Però più l’età della persona contagiata sale più si aggrava il quadro clinico. Il problema è il numero, stanno diventando tantissimi. Tra il Comasco e il Varesotto siamo quasi ai livelli di Bergamo in primavera».
Anziani più accorti
«Ho l’impressione che gli anziani oggi siano molto accorti - dice Marco Fini dall’ambulatorio situato tra via Manzoni e via Caniggia – e riducano all’indispensabile i contatti. I nuovi contagiati sono persone di mezza età che si spostano per lavorare, per portare i figli a scuola. Capita anche di ricoverare over 70 con la saturazione molto bassa. Insieme ai positivi comunque aumentano anche i loro contatti, i familiari da seguire, i sospetti Covid. Rispetto allo scorso mese i numeri sono talmente cresciuti che la macchina dei tamponi è di nuovo lenta. Da un giorno o due di inizio settembre siamo passati ad una settimana d’attesa. Salvo andare a pagamento dai privati».
«L’attesa per un tampone supera spesso i giorni di quarantena – dice infine Giuseppe Enrico Rivolta, camice erbese membro del direttivo dell’ordine dei medici – anche il sistema dei tracciamenti e degli isolamenti è saltato. Rischiamo una seconda sconfitta».
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