Covid, non si sono vaccinati
Sospesi dal servizio 14 medici

Covid e sanitari, i provvedimenti dell’Ordine di Como - Gianluigi Spata: «Erano 18, il numero si è già ridotto» - Sul territorio si contano anche 8 casi tra gli infermieri

Quattordici medici, iscritti all’Ordine di Como, sospesi perché non risultano vaccinati.

Quattro in meno rispetto a quanto emerso nei giorni scorsi: «Credo che il numero si ridurrà ancora», commenta il presidente dell’Ordine provinciale Gianluigi Spata. Perché non si tratterebbe di camici bianchi contrari al vaccino, ma - almeno in qualche caso - di colleghi che «semplicemente non hanno aperto la pec, magari si sono vaccinati, ma non hanno risposto all’Ats». I 14 sono iscritti all’ordine di Como ma potrebbero lavorare altrove. Sia in Italia che all’estero. Sul luogo in cui indossano guanti e mascherina, comunque, non si hanno dettagli. Così come per gli infermieri, è noto solo che si contano 8 sospensioni tra gli iscritti all’Ordine di Como. Ma non dove lavorino.

Di certo, durante la sospensione i sanitari non percepiscano alcun compenso.

Gli operatori sanitari devono sottoporsi a vaccinazione. Che «costituisce un requisito essenziale - si legge nella norma - per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative dei soggetti obbligati». Salvo «in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale».

Chi non risultava vaccinato, è stato invitato dall’azienda sanitaria locale a produrre la documentazione che dimostri l’avvenuta somministrazione, la “giustificazione”, la prenotazione o l’insussistenza dei presupposti per l’obbligo vaccinale.

In caso di mancato invio dei documenti, l’azienda sanitaria «invita formalmente l’interessato a sottoporsi alla somministrazione». Indicando anche il termine entro cui adempiere. Solo dopo questo tempo, l’azienda sanitaria «accerta l’inosservanza dell’obbligo vaccinale e, previa acquisizione delle ulteriori ed eventuali informazioni presso le autorità competenti, ne dà immediata comunicazione scritta all’interessato, al datore di lavoro e all’Ordine professionale di appartenenza». Inoltre, «l’adozione dell’atto di accertamento da parte dell’azienda sanitaria locale determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatto interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio».

Se non è possibile affidare altri incarichi al lavoratore, «per il periodo di sospensione non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento», precisa la norma.

Sul punto delle somministrazioni alla popolazione, il presidente dell’ordine ha rimarcato che «le vaccinazioni devono procedere e accelerare di più». Spata ha puntato l’attenzione sul fatto che «la pandemia non è finita. Vanno mantenute tutte le precauzioni».

A Como «la situazione è buona, i casi sono in calo e ci sono meno ospedalizzati, ma non dobbiamo ridurre l’attenzione per non rischiare che riparta». Da parte loro, i medici - soprattutto quelli di famiglia, che conoscono i propri assistiti - continuano a incoraggiare i pazienti a sottoporsi alla vaccinazione.

Intanto, sul fronte dei dati ieri sono stati accertati ulteriori 45 casi nel Comasco. Sono 676 in tutta la Lombardia, dove si contano altre quattro vittime, 18 nuovi ricoveri nei reparti ordinari e tre in terapia intensiva.

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