Croce Rossa, il falso dell’ex presidente. Fois condannato a un anno e otto mesi

La sentenza Fattura da 460mila euro usata per aggiustare il bilancio del Comitato di Como. Un anno e otto mesi per falso a Matteo Fois

La questione relativa al presunto drenaggio illecito di fondi della Croce Rossa, non è l’unico grattacapo giudiziario in cui è incappato l’ex presidente del comitato comasco Matteo Fois. Che, ieri mattina, è comparso davanti al giudice delle udienze preliminari di Como ed è stato condannato a 1 anno e 8 mesi di carcere (con la sospensione condizionale della pena) per falso in atto pubblico. Una condanna che il suo difensore, l’avvocato Mario Botta, ha definito «sorprendente». Annunciando già come sicuro il ricorso in appello.

L’accusa

La vicenda è tecnica, ma ha anche risvolti di sostanza. Che meritano di essere spiegati. L’accusa di riferisce a una singola fattura da 460mila euro utilizzata per formare il bilancio del 2018, pur se emessa proprio nell’ottobre del 2018 (e quindi di competenza dell’anno successivo). Un mero errore? Per la Procura - l’accusa è stata sostenuta in aula da pm Michele Pecoraro - così non è. Perché grazie a quella singola fattura Fois sarebbe riuscito a falsificare il bilancio del 2018 facendo passare come un bilancio positivo e non, invece, in rosso. Quel documento sarebbe stato utilizzato con le banche per ottenere linee di credito e liquidità che, altrimenti, avrebbe rischiato di non riuscire a far avere al Comitato di Como della Croce Rossa, già in affatto sul fronte dei soldi.

L’anno successivo Fois provvide a stornare quella fattura e iscriverla dunque nel documento contabile corretto, ma ormai il danno - per così dire - era fatto. Secondo la Procura nessuno dubbio: si è trattato di un falso commesso con dolo. Da qui la richiesta di condanna a un anno mezzo di reclusione. Il giudice delle udienze preliminari, Massimo Mercaldo, ha addirittura emesso una sentenza più alta rispetto alle richieste dell’accusa: 1 anno e 8 mesi.

Al di là della ricostruzione sul fatto, ciò che contesta la difesa è proprio il reato imputato a Fois: «La condanna per falso in atto pubblico ci ha sorpresi - spiega l’avvocato Botta - Un reato commesso da incaricato di pubblico servizio alle dipendenze di un ente pubblico. In realtà è noto che la Croce Rossa da dieci anni non è più un ente pubblico, inoltre molte sentenze indicano come incaricato di pubblico servizio un dipendente, non certo il presidente».

L’altra inchiesta

La vicenda è scollegata, ma solo in parte, al grosso dell’inchiesta che aveva travolo Fois negli anni scorsi, indagine partita in seguito agli articoli del nostro quotidiano sui gravi problemi economici del Comitato di Como.

Gli accertamenti della Procura avevano portato a contestare a Fois l’accusa di peculato e di impiego di denari di provenienza illecita. In particolare si contestava la sottrazione, per sé, di 100mila euro dalle casse della Croce Rossa. Comitato poi travolto da una crisi finanziaria che, ancora oggi, mette a rischio l’esistenza dell’ente stesso.

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