«Caso Croce Rossa, un danno erariale da 260mila euro»

L’indagine La Corte dei Conti: «Rimborsi spese ingiustificati e utilizzo di carte di credito per spese personali» - Sotto accusa l’ex presidente Fois e un ex dirigente

La Procura regionale della Corte dei Conti ha presentato le proprie conclusioni in merito all’indagine aperta sulla gestione della Croce Rossa di Como. Secondo quanto ricostruito dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Como sarebbe di oltre 260mila euro il danno erariale, attribuito in gran parte all’attività dell’ex presidente del Comitato di Como, Matteo Fois, e in parte decisamente più piccola all’ex responsabile amministrativo Riccardo Belotti.

Cercando di fare un parallelismo tra questa tipologia di indagine contabile e quello che di solito avviene con il penale, l’atto notificato in queste ore dai finanzieri è una sorta di chiusura indagine su ammanchi ricostruiti e attribuibili all’operato dei due soggetti finiti sotto la lente della Corte dei Conti, parti che tuttavia avranno ora tempo per le loro controdeduzioni e per cercare di smontare quanto viene loro attribuito. Solo in seguito si arriverà a una decisione.

Gli approfondimenti della Procura contabile hanno riguardato il periodo compreso tra il 2014 e il 2020 e sono nati proprio dal fascicolo penale aperto nei mesi scorsi dalla Procura in seguito al depauperamento del patrimonio del Comitato Cri di Como. Fascicolo che, occorre ricordare, era stato aperto dopo una indagine giornalistica sulla gestione delle spese della Croce Rossa che era stata portata avanti da La Provincia.

Nell’occhio del ciclone, soprattutto, era finita la gestione del Comitato da parte di Fois. Una ricostruzione, quella della Procura contabile, che ha analizzato principalmente due aspetti. Il primo ha riguardato le spese giudiziarie dei comitati locali di Cantù, Lomazzo e Uggiate Trevano per farsi riconoscere somme che sarebbero loro spettate da Areu per il servizio di 118 ma che venivano trattenute in modo indebito dal Comitato di Como in quanto capofila. Un modo di agire che avrebbe generato sofferenza negli enti territoriali anche solo per sostenere le spese correnti.

Il secondo grande capitolo è quello del presunto peculato successivo a rimborsi spese ritenuti non giustificabili, ma anche con utilizzo di carte di credito per spese personali oppure di rivendita di automezzi con metodi criticati dalle Fiamme gialle.

Nello specifico, i finanzieri hanno esaminato le spese richieste a rimborso soprattutto dal presidente Fois, come nel caso dei ticket restaurant percepiti pari ad un valore di oltre 12mila euro, anche se come detto criticità sarebbero emerse pure dall’esame delle spese fatte con le carte di credito aziendali per trasferte e acquisti online non documentati. Nel mirino anche quelle che sono state ritenute delle sovrafatturazioni degli automezzi che il Comitato acquistava, oppure sottofatturazioni di quelli che dismetteva. Un meccanismo che secondo l’accusa produceva l’accantonamento di somme definite “bonus” poi utilizzate per acquistare autovetture per sé o per altri, come una Renault Clio, un’Audi A1 e un Volkswagen Multivan.

Complessivamente, l’attività svolta ha consentito alla Procura Regionale della Corte dei Conti di contestare un danno erariale quantificato in 243.655 euro al presidente Fois e di 17.178 al dirigente amministrativo.

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