Da Como si fugge: numeri in crescita dal 2002. Più di 2mila all’anno quelli che partono

Società Secondo i dati dell’Istat la provincia è tra quelle con il maggior tasso di “emigratorietà”. Il record è del 2019, quando 2.533 residenti scelsero l’estero. Tanti i giovani tra i 25 e i 34 anni

Cresce di anno in anno il numero dei comaschi pronti a fare le valige e a partire. Negli ultimi vent’anni le residenze cancellate per i trasferimenti all’estero sono passate da poche centinaia a più di 2mila ogni dodici mesi.

Lo rivela un recente studio dell’Istat che fotografa gli spostamenti della popolazione. La provincia di Como, come già accaduto in passato, viene inserita tra i territori italiani con il più alto tasso di emigrazione.

Un po’ di numeri

I dati dei comaschi che si sono trasferiti all’estero dal 2002 disegnano una linea in continua salita. Nei primi anni del nuovo millennio dalla nostra provincia uscivano circa 400 cittadini all’anno diretti oltre frontiera. Un numero contenuto che è arrivato alla fine del primo decennio a quota 862 trasferimenti l’anno. La crisi economica che ha toccato tutto l’Occidente ha poi forse prodotto un balzo in avanti, sospinta dalla facilità di viaggiare.

Dal 2010 in poi sono sempre più di mille i comaschi che hanno spostato la loro residenza all’estero. Dal 2015 in poi sempre più di 2mila, anche durante la pandemia. L’anno con più trasferimenti è stato il 2019, quando 2533 comaschi hanno fatto la valigia.

Si tratta solo di numeri. Certo l’Istat nel suo report nazionale per il 2021 fa notare che un emigrato su tre che lascia casa «ha un’età compresa tra 25 e 34 anni e circa la metà ha una laurea o un titolo superiore alla laurea».

«A livello provinciale i tassi più elevati di emigratorietà degli italiani si rilevano a Bolzano (3,6%), Mantova (2,9%), Trieste (2,7%) Vicenza, Macerata, Imperia e Como (tutte al 2,6%), Brescia, Biella, Varese, Treviso e Aosta (tutte al 2,5%). Mentre quelli più bassi si registrano nelle province di Foggia, Taranto, Barletta-Andria-Trani, Roma e Bari (1,1%)».

Il saldo comunque nella nostra provincia regge. Perché rispetto a chi se ne va è sempre superiore il numero di persone provenienti dall’estero che prendono qui la residenza. È noto come il bilancio demografico, stante il calo drastico delle nascite, resti a galla grazie agli stranieri in arrivo.

Prima del 2010 nel Comasco prendevano la residenza in media oltre 3mila nuovi cittadini stranieri all’anno, nel 2010 esattamente 4594. Questo numero è poi sceso, pur con delle oscillazioni, vicino ai 2500 arrivi ogni dodici mesi. La quota è risalita dal 2016, ma senza superare le 3480 unità registrate in ingresso nel 2019.

Professionisti e manodopera

Cosa vuol dire, che tra partenze e arrivi da e per l’estero il territorio Comasco non cresce più come cresceva vent’anni fa. I 3mila, quasi 4mila nuovi abitanti all’anno sono diventati meno di mille, anche meno di 500 dopo la crisi economica. Adesso c’è un ritorno, ma comunque molto distante dai numeri che abbiamo registrato in passato. All’interno della provincia cresce meno anche il capoluogo, la città sconta la stessa minore capacità d’attrazione.

Come immaginabile queste statistiche hanno un rilievo sulla carenza, per esempio, di giovani professionisti altamente formati e sulla mancanza di mano d’opera qualificata.

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