Dal matrimonio combinato alle violenze in centro a Como

Abusi sulle donne Maltrattamenti perché lei non vuole il figlio. Intervengono i carabinieri

Quell’uomo che aveva un lavoro in Italia, sembrava la scelta migliore. Perché, economicamente, sembrava una garanzia. Per questo motivo un padre del Bangladesh ha deciso di dare in moglie la figlia a un connazionale che da una decina di anni vive a Como. Ma quel matrimonio si è trasformato in un incubo fatto di abusi e maltrattamenti. Fino a quando la donna si è convinta a rivolgersi al centro antiviolenza di Como. E i carabinieri hanno denunciato il marito, eseguendo un provvedimento cautelare di allontanamento da casa con tanto di obbligo a indossare il braccialetto anti stalking.

Ogni inchiesta su abusi contro le donne, porta con sé storie personali che raccontano le mille sfumature che la violenza di genere nasconde. La vicenda che ha portato i carabinieri di Como ad applicare il braccialetto anti stalking a un ristoratore del Bangladesh con casa in città, affonda le radici a poco prima del Covid. Quando la vittima di questa vicenda - peraltro più giovane dell’indagato di una decina di anni - viene promessa in sposa dal padre.

Il classico matrimonio combinato, un’usanza che fatica a essere sradicata in certe culture. E che, spessissimo, si traduce in relazioni tossiche. Fin da subito l’uomo si dimostra quantomeno scostante, nell’umore. A giorni di apparente tranquillità fanno seguito periodi di alterazione e, anche, violenti. La prima volta che l’uomo mette le mani addosso alla moglie, lei ha telefonato la padre per chiederle aiuto, che il genitore però rifiuta. Perché, spiega, nella sua religione una donna sposata deve fare riferimento soltanto a suo marito, e a nessun altro. Quasi come se fosse una sua proprietà.

Gli unici momenti di pace sono quando i due vivono separati: lui in Italia, lei in Patria. Ma a ogni occasione di incontro, la situazione precipita. Come quando, nel 2022, lui costringe i genitori della donna a distruggerle la sim e il telefono cellulare perché non ha gradito il fatto che sui social lei avesse aggiunto alcuni follower, di sesso maschile.

Ma la situazione ha iniziato a precipitare quando l’uomo ha cominciato a volere, anzi a pretendere, un figlio. A dispetto di lei che non si sentiva pronta. E a questo punto che lui spinge lei a trasferirsi a vivere insieme a Como.

E qui la situazione precipita. Come quando, a passeggio sul lungolago, lei chiede di poter bere una birra. E il marito, per tutta risposta, le mette le mani alla gola. Fino ai giorni scorsi quando dopo urla, tentativi di strangolamento, rapporti sessuali non consenzienti - e quindi veri e propri abusi - la moglie esce di casa. Ha la fortuna di incontrare una donna che la convince a contattare il centro antiviolenza di Como. E, da qui al comando provinciale dei carabinieri, il passo è stato breve.

Ora lui è stato allontanato da casa con il divieto di avvicinarsi alla moglie, pena l’intervento delle forze di polizia e l’arresto. Del caso sono quindi stati informati servizi sociali e assistenti, per fornire ogni genere di aiuto e protezione alla donna. Nel frattempo l’indagine prosegue. Al momento l’accusa ipotizzata è di maltrattamenti aggravati.

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